Qual è il vero suono di un’orchestra? Una stimolante riflessione può nascere dall’ascolto in tournée di una compagine che di solito suona un’immensa sala da duemila ottocento posti. Proseguendo il tour europeo Antonio Pappano e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia avranno di certo dosato gli equilibri, ma è difficile cancellare il ricordo del piacere quasi tattile, fisico, della pienezza sonora che ha fatto saltare dalla sedia il pubblico nelle sale di Zurigo e Berna. Forte della crescente fama internazionale, l’Accademia di Santa Cecilia rispolvera stavolta gli “argenti di famiglia”, presentando Rossini e Respighi accanto al concerto di Cajkovskij, senza andare alla ricerca di medaglie al valor teutonico. Yuja Wang si rivela la pianista perfetta a instaurare nel concerto di Caikovskij una tormentata relazione amorosa con l’orchestra, corpo a corpo di slanci emozionali, furiosi inseguimenti a rotta di collo, spavalde esibizioni contraddette da pause dolenti, ripiegamenti pensierosi sgranati respirando insieme all’orchestra.

Molto applaudita, Yuja Wang non ha deluso nemmeno sul piano spettacolare, dagli abiti sexy e ai bis di fosforescente virtuosismo: Margherita all’arcolaio di Liszt/Schubert Margherita all’arcolaio di Liszt/Schubert è un omaggio da pianista a pianista, su richiesta di Pappano, che ogni sera si bea dal retropalco. Poi, miracolosamente sotto la soglia del kitsch, Chanson bohéme Bizet/Horowitz e la sua fantasia sulla Marcia turca mozartiana. La smagliante overture de Le Siège de Corinthe di Rossini, ha lasciato il posto a Berna e Ginevra al Caprice Romain n.3 dello svizzero Richard Dubugnon, che sta riunendo nell’op.72, commissione dopo commissione, una raccolta eterogenea di brevi, virtuosistici brani per orchestra.

Spensierata ed estroversa passeggiata sonora per la Città Eterna il Caprice rivela un fluido dominio della scrittura orchestrale, in manifesta continuità con la lezione di Messiaen e Dutilleux e in assonanza con i poemi di Respighi, Fontane e Pini di Roma, protagonisti indiscussi dei concerti. Pappano e l’orchestra ne danno infatti una lettura davvero felicissima, tanto per la qualità degli impasti sonori quanto degli interventi solistici, migliorando perfino l’impressione dell’ottimo disco inciso per Emi/Warner (un momento per tutti, nei Pini del Gianicolo, lo snodarsi ipnotico e sinuoso del solo del clarinettista Alessandro Carbonare, peraltro fedele compagno di footing di Yuja Wang nei momenti liberi). Alla fine, Valse Triste di Sibelius e il Finale dell’Overture del Guillaume Tell, accolti da vere ovazioni. La tournée, che a Lugano ha accolto per una sola sera la bravissima Beatrice Rana, termina all’Aalto Theater di Essen il 13 maggio.