A quasi vent’anni dalla fine dell’Apartheid, ufficialmente abolito nel ’94, la società sudafricana è trasformata. La mostra alla Maison Rouge, My Joburg (fino al 22 settembre) affronta questa metamorfosi attraverso un panorama della scena artistica della capitale economica del paese, Johannesburg (chiamata Joburg o Jozy), una megalopoli di più di 7 milioni di abitanti, che si è estesa a partire dal XIX secolo, attirando popolazione per lavorare nelle miniere d’oro, con il centro circondato da township, tra cui la famosa Soweto.
È a Johannesburg che viene imposta la segregazione nel ’48, poi estesa a tutto il Sudafrica. Johannesburg è la città di Mandela: è qui che esercitò la professione di avvocato prima di venire imprigionato per 27 anni. Il peso della storia e l’evocazione delle battaglie politiche e sociali sono infatti presenti nelle opere degli artisti scelti da Paula Aisemberg e Antoine de Galbert, rispettivamente direttrice e presidente della Maison Rouge.
Sono esposti i lavori di una quarantina di artisti, che hanno tra i 22 e gli 87 anni, con diversi orizzonti concettuali. Dalle scene di vita a Soweto, la grande township di 2,5 milioni di abitanti, riprese da Jodi Bieber, ai ritratti in bianco e nero di Zanele Muholi, dall’installazione di Jane Alexander che presenta l’ossessione della sicurezza attraverso uno spazio di prigionia circondato da due gliglie, al ricordo di un’antenata con la grande scultura di una donna nera di Sibande, alle sculture in pelle di animale di Nandipha Mntambo, oltre a un video di William Kentridge: le opere raccontano l’evoluzione della società, delle classi sociali, dell’urbanistica e dell’architettura, oltre ad evocare le persistenze di un passato difficile da sradicare.
La mostra mette in luce anche il ruolo di Johannesburg nella diffusione della creazione in Sudafrica. A Johannesburg sono state aperte numerose gallerie, quartieri un tempo pericolosi – come il centro città – ora sono diventati di moda, anche se restano zone di povertà, con edifici abbandonati diventati luogo di abitazione per chi non ha nulla. La Joburg Art Fair, che si tiene ogni anno, è diventata un appuntamento importante per tutta l’Africa. Il mecenatismo aumenta. Le istituzioni pubbliche o semi-pubbliche sono molto attive, come la Johannesburg Art Gallery o il Wits, il nuovo museo dell’università del Witwatersrand. Alcuni artisti si sono organizzati in cooperative o in associazioni, come il Centre for historical re-enactments, la Trinity Session, la Bag factory o l’August house. Una intera sala della rassegna è dedicata all’attività del Market Photo Workshop, una famosa scuola di fotografia della città, fondata nel 1989 da David Goldblatt, oggi diretta da John Fleetwood.