Era il ‘300 quando Marchettus di Padua, Francesco Landini, Marcantonio Romano, composero dei mottetti dedicati al Doge, all’epoca molto apprezzati. Da allora, nei secoli, il rapporto tra Venezia e la musica è sempre stato molto stretto. Bene allora che in questo solco si inserisca una parte importante del programma dell’edizione numero 17 delle Giornate degli Autori, che vede come responsabile artistica Gaia Furrer, con diverse incursioni in Notti veneziane – L’isola degli autori, ideato con la collaborazione di Silvia Jop. In un intreccio di giochi e di rimandi scorrendo il programma nelle sue diverse collocazioni si notano diverse curiosità. La prima riguarda Lodo Guenzi, frontman della band bolognese Lo Stato Sociale che debutta come interprete in Est, diretto da Antonio Pisu. Lodo è uno dei tre giovani protagonisti, di Cesena, che nel fatidico anno 1989 decidono di partire verso l’Est europeo in cerca di ragazze da intortare con biancheria intima e altre sciocchezze. Hanno fatto male i conti perché il blocco sovietico sta sgretolandosi, infatti arrivati in Ungheria scoprono che la frontiera con l’Austria ormai è aperta, quindi i loro prodotti non sono più merce rara, così si spingono più in là, in Romania, dove il regime di Ceausescu sta vivendo gli ultimi giorni, ma i nostri sprovveduti eroi non solo non lo sanno, ma sottovalutano i sussulti di poliziotti e agenti ancora in carica. Storia ispirata a una vicenda autentica che la dice lunga sull’ingenuità dei presunti latin lover.

Non contento Lodo appare anche in un altro lavoro decisamente fuori registro: Extraliscio Punk da balera – Si ballerà finché entra la luce dell’alba. Ancora una volta Elisabetta Sgarbi, regista del documentario, spiazza tutti fiondandosi nel cuore musicale della Romagna, per farlo conoscere a tutti attraverso la poetica di Ermanno Cavazzoni, la complicità di molti musicisti (Elio, Jovanotti etc.) e soprattutto la capacità comunicativa di Moreno il biondo, Mauro Ferrari, l’Alain Delon della Romagna, il polivalente Mirco Mariani, il sax di Fiorenzo Tassinari e tutti gli altri Extraliscio che vanno a proporre i brani che riecheggiano la musica originaria mitteleuropea di Polke, Valzer e Mazurche, ma sconvolgendone l’approccio con varianti davvero inedite.

C’è poi un altro imprescindibile sax che è quello di James Senese, proposto da Andrea Della Monica con James, ritratto del musicista napoletano. E Della Monica quando ha proposto a Senese di girare un film su di lui si è sentito rispondere, forse per scaramanzia «Tieni presente che non sono mica morto», magari aggiungendo un «capito» per rendere più incisiva la questione. Per fortuna superato l’imbarazzo il lavoro si è fatto, comunque, attraversando cinquanta anni di musica non allineata di Senese, dagli Showmen a Napoli Centrale sino alle esibizioni più recenti, che purtroppo non vedono più la presenza di Franco Del Prete il batterista rosso suo partner per anni, recentemente scomparso, ma ben presente nei racconti del documentario, che rievocano Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Mario Musella.

E gli incroci si infittiscono con il regista teatrale e cinematografico Milo Rau che propone Das Neue Evangelium, il Nuovo Vangelo, in cui accompagnato da Yvan Sagnet, immagina cosa avrebbe predicato Gesù di questi tempi, per una sorta di Passione vissuta da un’intera civiltà. E la colonna sonora vede Vinicio Capossela tra gli autori, per un lavoro che promette di non essere assolutamente tranquillizzante.

Ma bisogna anche guardare al passato, a quel che è successo in altri tempi. Ecco quindi Say Amen, Somebody, un documentario realizzato da George T. Nierenberg nell’ormai lontano 1982, stimolato in questo da Ry Cooder che dopo avere visto un suo precedente lavoro gli suggerì di occuparsi di musica Gospel. Nierenberg, per sua stessa ammissione, sapeva poco della faccenda, ma questo gli ha permesso di non avere pregiudizi o preconcetti. Il racconto punta su due pionieri del Gospel: «Mother» Willie Mae Ford Smith, una delle prime soliste del genere, e «Professor» Thomas A. Dorsey. A partire da queste due figure emerge la storia del Gospel, il suo sviluppo, le sfide che il genere ha dovuto affrontare, come sempre soprattutto le donne hanno avuto il compito più arduo, per ottenere alla fine una «forma musicale potente, coinvolgente, trascendente e assolutamente gioiosa».

E per concludere uno degli eventi che non ha mai smesso di suscitare polemiche: il concerto dei Pink Floyd a Venezia il 15 luglio del 1989, festa del Redentore. Un evento epocale, che scatenò un autentico vespaio con 200mila persone che hanno potuto assistere al concerto dalle barche o dalle piazze di Venezia, mentre il gruppo si esibiva da una piattaforma galleggiante di fronte a Palazzo Ducale (per inciso già nel ‘700 a Venezia si usavano piattaforme galleggianti per la musica, certo non così grandi). Per esigenze satellitari televisive, il concerto venne trasmesso in tutto il mondo, quello veneziano, penultimo appuntamento del tour A Momentary Lapse of Reason, dovette essere ridotto a soli 90 minuti. Egbert Van Hees e Wayne Isham firmano la proposta di questo Venice Concert 1989. I benpensanti all’epoca si scatenarono, per la quantità di spazzatura lasciata dai giovani e per lo scempio compiuto verso la città. In realtà i «colpevoli» furono altri, chi non organizzò minimamente la faccenda (compreso lo sgombero dei rifiuti, iniziato due giorni dopo il concerto), così come fu la soprintendenza sia a vietare i bagni chimici, per decoro, spingendo il pubblico a trovare soluzioni estemporanee, sia a far diminuire il volume del concerto perché avrebbe potuto danneggiare i mosaici (i fuochi d’artificio però hanno un livello di decibel molto più elevato e a fine concerto vennero sparati). Per tacere dei locali pubblici rimasti aperti con prezzi criminali per una bottiglia d’acqua. Per finire i danni sono stati calcolati dalla Corte dei conti: smaltimento dei rifiuti e 800 euro per un graffito su una colonna di palazzo Ducale. Molto rumore per nulla. E il rumore lo hanno fatto i detrattori, non i Pink Floyd, peraltro orfani di Roger Waters, rievocati magnificamente per l’occasione dai Pitura Freska in Pin Floi.