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La costruzione di un personaggio seriale si regge su una delicata alchimia. E, probabilmente, la migliore qualità dell’autore consiste nel far evolvere la sua creatura lungo le varie storie che la vedono protagonista senza che vengano meno quelle caratteristiche che gli sono più proprie. Si tratta, insomma, di miscelare gli elementi in maniera tale che si assista a un’evoluzione significativa senza, però, che ne risulti stravolto il carattere dell’eroe. O dell’eroina. Ed è proprio questo che riesce a fare in maniera magistrale Matteo Strukul nel suo ultimo romanzo dedicato a Mila Zago, la bellissima e letale bounty killer dai dread rossi, affiliata all’agenzia privata internazionale Bheg. Il libro è intitolato Cucciolo d’uomo. La promessa di Mila e, come i precedenti, è uscito nella collana Sabot/age, diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto per le edizioni e/o (pp. 185, euro 16).

Subito, aprendo il libro ci si accorge che qualche cosa è cambiata. Si inizia, infatti, con una Promessa alle mie lettrici e ai miei lettori firmata dalla protagonista. Un testo inconsueto, in cui la protagonista fa emergere la propria interiorità, i propri sentimenti. Sembra assente quella rabbia – un po’ alla Wolverine – tipica di Red Dread. Cosa è successo? Cosa ha causato questo mutamento? Tutto sembra legato a un incontro, al rapporto con Akim, il cucciolo d’uomo del titolo, un bambino nigeriano a cui hanno tolto la voce e che Mila deve strappare ai suoi rapitori perché possa testimoniare al processo contro la cosiddetta McMafia, l’organizzazione criminale globale che gestisce il traffico internazionale di minori. Ne fanno parte «la mafia nigeriana che lavora insieme a quella russa, c’è la mala locale del Nordest italiano mescolata alla politica corrotta». E poi c’è il terzo livello, i colletti bianchi, «la grande novità di questi anni: quel doppio profilo che mescola illegalità e legalità, intrecciandole in una marmellata indistinguibile».

L’incontro con Akim cambia Mila, la fa sentire viva, sembra dare un senso alla sua vita. Alla rabbia, all’odio, alla vendetta come movente delle sue battaglie si sotituisce l’amore, il desiderio di protezione, un sentimento materno. Ma come sapevano già gli antichi, Amore è un dio terribile. E Mila, anche se questa volta – almeno per lunga parte della storia – ha abbandonato la katana, non sarà meno letale e violenta o più misericordiosa, anzi… Però la vedremo ridere e piangere e addirittura farsi baciare appassionatamente da un uomo, cose assolutamente inconcepibili nei precedenti romanzi. Si troverà, inoltre, praticamente da sola, non potrà fidarsi di nessuno dei suoi colleghi della Bheg, perché all’interno dell’agenzia alligna il tradimento. Non solo, anche le informazioni sul caso che ha non sono completamente vere. Nell’ombra si muove qualcun altro, molto potente, un deus ex machina, un demiurgo, come ama definirsi, che tira tutte le fila degli eventi perché le cose vadano come vuole lui.

Tra intrighi, inseguimenti, combattimenti all’ultimo sangue, morti pesanti, personaggi inaspettati – apparirà anche la madre di Mila – la vicenda si snoda con ritmo mozzafiato da pulp noir di alta classe. La maestria della scrittura permette, inoltre, a Matteo Strukul di gestire perfettamente una struttura narrativa che si dipana in maniera discronica, con vari salti temporali e non secondo il normale succedersi cronologico degli eventi. Non mancano poi gustosi rimandi ad altri settori della cultura popolare, dalle serie tv – l’affermazione della protagonista: «Il Grande Inverno sta arrivando» è un chiaro riferimento a «Winter is coming» di Il trono di spade – al fumetto: «Un personaggio da fumetto, cazzo!» viene definita ad un certo punto Mila e lo è effetivamente, sue avventure disegnate da Alessandro Vitti sono state pubblicate da Lateral Publish.

Insomma ancora una volta Matteo Strukul si conferma un vero maestro all’interno del genere che si è scelto, riuscendo a coniugare perfettamente l’azione, l’avventura, la suspence, il sangue con la denuncia del marciume che affligge la società contemporanea.