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Il sole è la risorsa regina per salvare la Terra

Il sole è la risorsa regina per salvare la TerraUn campo agricolo in Cina con pannelli fotovoltaici – Getty Images

Energie Secondo l’associazione Solar Power Europe si deve superare l’obiettivo del 45% di rinnovabili entro il 2030, cioè sei volte più delle attuali installazioni solari su tutto il territorio europeo

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 aprile 2022

Solare ed eolico hanno il maggior potenziale di riduzione delle emissioni climalteranti mondiali al 2030, ci ricorda il rapporto dell’Ipcc (l’organizzazione scientifica che supporta le Nazioni Unite sul clima) appena pubblicato. E le rinnovabili possono anche svolgere un ruolo importante nel contenere la dipendenza europea dal gas russo. Ma, anche dopo gli eccidi in Ucraina, i governi non intervengono sulle importazioni di metano (Lituania esclusa).

E’ ABBASTANZA SCONFORTANTE leggere molti articoli sulle alternative per svincolarsi del metano che non citano le energie verdi. Eppure parliamo di tecnologie in grado di fornire risultati anche sul breve e medio periodo. Come dice il vice commissario europeo Frans Timmermans, bisognerebbe correre alla velocità della luce verso le rinnovabili, aggiungendo: «Se il Green Deal fosse stato avviato cinque anni fa, non avremmo problemi con il gas russo».

FACCIAMO DUNQUE IL PUNTO sulle prospettive di una tecnologia che ormai anche l’Agenzia internazionale dell’energia considera la soluzione regina sul medio e lungo periodo. Parliamo del fotovoltaico che nel 2021 è cresciuto del 34% nella Ue, con un incremento di 26 GW raggiungendo una capacità cumulativa di 165 GW.

PRIMA DELL’INVASIONE DELL’UCRAINA si ipotizzavano in Europa 670 GW fotovoltaici al 2030, un obiettivo significativo che però, alla luce degli ultimi eventi, può e deve essere innalzato. Del resto ci sono molti esempi nel mondo di forte accelerazione. In Vietnam, ad esempio, il contributo del solare è balzato dal 2% del 2020 al 10% del 2021.

L’ASSOCIAZIONE EUROPEA del fotovoltaico, Solar Power Europe, aveva già in passato ritenuto insufficiente l’obiettivo della Commissione di arrivare al 40% di rinnovabili al 2030, un valore che si tradurrebbe in una quota di elettricità verde superiore al 70% (essendo le quote delle rinnovabili termiche e per i trasporti decisamente inferiori). L’associazione solare aveva quindi chiesto di portare l’obiettivo al 45%, con 870 GW solari entro la fine del decennio. Ma, dopo l’invasione dell’Ucraina, si ritiene necessario e possibile arrivare a superare i 1.000 GW nel 2030, cioè sei volte più delle attuali installazioni solari europee.

ANCHE IN ITALIA, DEL RESTO, SONO STATE avanzate proposte audaci. Non solo dagli ambientalisti, ma anche dall’industria. Secondo Elettricità Futura di Confindustria infatti, si potrebbero installare nel nostro paese 60 GW in tre anni, per l’80% impianti fotovoltaici. Ma la disponibilità ad investire 85 mld €, con una ricaduta di 80 mila posti di lavoro, è bloccata dall’estrema difficoltà di ottenere le autorizzazioni che ha impedito negli ultimi otto anni la crescita delle rinnovabili. Riuscire ad installare questi 60 GW, operazione non certo semplice che implica anche il potenziamento delle reti e degli accumuli, consentirebbe di dimezzare le importazioni in Italia del gas russo.

LE NUOVE FRONTIERE DEL FOTOVOLTAICO sono raggiungibili grazie al crollo del 90% del prezzo di moduli solari e batterie rispetto al 2010, ma anche per l’apertura di nuove applicazioni. Prendiamo l’agrivoltaico, che consente di utilizzare uno stesso terreno per coltivare e produrre elettricità grazie a moduli opportunamente distanziati, installati a tre metri dal suolo.

A LIVELLO EUROPEO SI STIMA che questa soluzione potrebbe portare a 900 GW utilizzando solo l’1% dei seminativi del continente.

NATURALMENTE OCCORRERA’ MOLTA ricerca e la collaborazione tra coltivatori e operatori elettrici per individuare un modello vincente. Nel nostro paese gli 1,1 miliardi destinati dal Pnrr all’agrivoltaico dovranno servire ad avviare sperimentazioni su terreni e climi diversi. Un’operazione che, se ben gestita, potrà aprire la strada alla diffusione su larga scala di questa soluzione.

UN’ALTRA SOLUZIONE CHE INIZIA timidamente a diffondersi anche nel nostro paese riguarda i Ppa (Power Purchase Agreements), accordi tra un soggetto che installa un impianto e che vende poi l’elettricità a un’impresa, garantendo stabilità nel tempo dei prezzi.

C’E’ POI UN ALTRO FRONTE importante. La pandemia ha portato a riflettere su alcuni limiti della globalizzazione con le carenze di mascherine, respiratori. Lo stesso sta avvenendo per quanto riguarda l’economia verde. Per reazione, in prima fila troviamo l’Europa che da diversi anni teorizza il ritorno della fabbricazione del fotovoltaico. Diverse aziende stanno pianificando di espandersi o entrare in quel segmento.

IN GERMANIA, MEYER BURGER ha aperto nel 2021 uno stabilimento da 400 MW e punta ad arrivare a 7 GW nel 2027. E l’Enel intende potenziare il suo stabilimento fotovoltaico di Catania portando la capacità produttiva annua dagli attuali 200 MW a 3 GW nel 2024.

RECENTEMENTE E’ STATA lanciata la European Solar Initiative, una piattaforma industriale che riunisce il settore. L’obiettivo è arrivare entro il 2025 a una capacità produttiva in Europa di 20 GW, dal silicio al modulo fotovoltaico. In questo modo i produttori solari potrebbero catturare una parte significativa del mercato continentale in forte crescita.

* Direttore scientifico Kyoto Club

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