La Cina aspira a diventare leader mondiale nell’intelligenza artificiale (AI) entro il 2030. Questo è il messaggio convogliato dal New Generation Artificial Intelligence Development Plan (Xin yi dai rengong zhineng fazhan guihua 新一代人工智能发展规划, d’ora in poi il Piano) pubblicato nel luglio 2017 dal Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, il massimo organo del potere esecutivo cinese. Tale aspirazione alla leadership globale nell’AI è coerente con la più ampia strategia di Pechino mirante a divenire una superpotenza tecnologica e a ottenere l’autosufficienza in settori chiave per lo sviluppo industriale e scientifico del Paese. Tale strategia, già enunciata nel programma Made in China 2025 (Zhongguo Zhizao 2025中国制造2025) del 2015, è divenuta particolarmente urgente dopo l’inizio della guerra commerciale con gli Stati Uniti e ha ormai assunto i contorni di una vera e propria “tech cold war” tra Washington e Pechino.

Oltre ad indicare le ambizioni cinesi al primato mondiale nell’intelligenza artificiale, il Piano ha avviato una ondata di progetti per la promozione dell’AI nelle province e nelle città cinesi. Due premesse sono utili per comprendere le ragioni di tale impatto. Innanzitutto, il Piano non è il primo documento che la Cina pubblica sul ruolo strategico dell’AI per lo sviluppo del Paese. Dal 2015 Pechino ha pubblicato vari documenti programmatici in tema di intelligenza artificiale. Tra essi, il 13th Five-Year Plan for Developing National Strategic and Emerging Industries (2016-2020) (“Shisanwu” guojia zhanlüexing xinxing chanye fazhan guihua – 2016-2020 “十三五” 国家战略性新兴产业发展规划 – 2016-2020年) del Consiglio di Stato pone lo sviluppo dell’AI al sesto posto nella lista di 69 compiti individuati dal governo per sostenere le industrie strategiche ed emergenti nel periodo 2016-2020. Inserendo la promozione dell’AI nella agenda del governo centrale, il piano quinquennale ne sancisce lo status prioritario nei programmi di sviluppo della Cina. Il New Generation Artificial Intelligence Development Plan ribadisce tale priorità, ricordando alle autorità centrali e locali l’importanza strategica di promuovere l’intelligenza artificiale, coerentemente col crescente supporto politico e finanziario che il governo centrale sta fornendo da alcuni anni alla ricerca, sviluppo e integrazione dell’AI nel tessuto socioeconomico della Cina.

In secondo luogo, il Piano rappresenta un insieme di linee guida con le quali Pechino vuole avviare e indirizzare il processo che dovrà portare la Cina a essere il principale centro dell’innovazione mondiale nell’AI entro il 2030. L’importanza del Piano va quindi analizzata in relazione ai seguiti operativi che ha innescato nel sistema amministrativo cinese. Ad esempio, a livello centrale il Ministry for Industry and Information Technology (MIIT) nel dicembre 2017 ha pubblicato il Three-Year Action Plan for Promoting the Development of a New Generation Artificial Intelligence Industry (2018-2020) (Cujin xin yi dai rengong zhineng chanye fazhan san nian xingdong jihua – 2018-2020 促进新一代人工智能产业发展三年行动计划 2018-2020年), piano d’azione che individua sette settori di sviluppo prioritario dell’AI per il triennio 2018-2020, tra cui veicoli intelligenti, sistemi di diagnostica medica per immagini e visione computerizzata. A livello locale, città come Shanghai hanno recentemente avviato progetti pilota per l’uso dell’AI in settori che spaziano dall’istruzione alla finanza. Il Piano rappresenta quindi una “chiamata alle armi” per le autorità di livello centrale e locale, che Pechino si attende contribuiscano attivamente a una diffusione capillare dell’AI a supporto dello sviluppo del Paese.

Il Piano può essere considerato il manifesto con cui la Cina annuncia le proprie ambizioni a diventare leader mondiale nell’AI, quantificando gli obiettivi di crescita che il Paese vuole raggiungere entro il 2030. Si tratta di un percorso articolato in tre fasi. Entro il 2020, la competitività dell’AI cinese si collocherà ai primi posti mondiali. L’AI cinese di uso generale, intesa come le core industry (hexin qiye 核心企业) attive nello sviluppo di tecnologie applicabili in vari settori, ad es. la visione computerizzata, raggiungerà il valore di 150 miliardi di RMB, mentre le industrie correlate avranno superato il trilione di RMB. Entro il 2025, l’industria cinese dell’AI entrerà nella fascia più alta della catena del valore globale, superando i 400 miliardi di RMB, mentre le industrie correlate avranno superato i 5 trilioni di RMB. Entro il 2030, la Cina raggiungerà l’apice della competitività mondiale nell’intelligenza artificiale, e l’AI cinese di uso generale supererà il trilione di RMB, mentre le industrie correlate avranno superato i 10 trilioni di RMB (Sezione Strategic Objectives zhanlüe mubiao战略目标, II.3).

L’annuncio delle ambizioni cinesi nell’AI è coinciso con un periodo di rinnovata attenzione internazionale verso l’intelligenza artificiale. Esperti di tecnologia, politici e giornalisti ci ricordano quasi quotidianamente che l’AI avrà un impatto determinante sullo sviluppo economico, industriale, scientifico-tecnologico, sociale e militare a livello mondiale. La società di consulenza PriceWaterhouseCoopers stima che entro il 2030 l’utilizzo dell’AI contribuirà ad un incremento del PIL globale pari a circa 15,7 trilioni di dollari (+14%). Di questi, 7 trilioni saranno guadagnati dal PIL della Cina, mentre solo 3,7 trilioni dal PIL dell’America Settentrionale.1 Sono dati importanti, ma che raccontano solo parte della storia. L’utilizzo dell’AI permetterà infatti di realizzare grandi progressi dal settore medico all’industria militare. Inoltre, secondo alcuni esperti intervenuti alla 2019 World Artificial Intelligence Conference di Shanghai,2 l’utilizzo dell’AI rivoluzionerà le regole del gioco, determinando una transizione dal ‘first-mover advantage’ al ‘winners-take-all’. Non stupisce quindi che la dichiarazione di intenti di dominio nell’AI da parte di Pechino abbia suscitato grande attenzione a livello internazionale.

Il Piano specifica quali siano i principali compiti (zhongdian renwu 重点任务) su cui la Cina dovrà concentrare le proprie risorse per ottenere la supremazia globale nell’AI. Il Paese dovrà innanzitutto creare piattaforme per la innovazione nella ricerca e nello sviluppo dell’AI (promuovendo la ricerca avanzata nelle teorie di base dell’AI, accelerando l’acquisizione e formazione di risorse altamente qualificate, ecc.). La Cina dovrà poi sviluppare una ‘economia intelligente’ efficiente e di alto livello basata sulla integrazione dell’AI nell’economia reale, promuovendo lo sviluppo di software e hardware intelligenti, robot intelligenti, veicoli autonomi, e accelerando lo sviluppo di industria e logistica intelligenti.3 Il Paese dovrà inoltre costruire una ‘società intelligente’, sicura e conveniente per i cittadini, sviluppando servizi intelligenti nell’ambito dell’istruzione e della sanità, promuovendo l’uso dell’AI nei servizi pubblici, e utilizzando l’AI per migliorare la pubblica sicurezza. In aggiunta, Pechino dovrà rafforzare l’integrazione militare-civile nell’ambito dell’AI, e dotarsi di un network di infrastrutture intelligenti che sia efficiente e sicuro, promuovendo la diffusione del 5G, di super computer e di centri per la gestione e trasmissione dei big data. Infine, la Cina dovrà utilizzare l’intelligenza artificiale per favorire sviluppi in settori quali neuroscienze, calcolo quantistico, robotica intelligente e big data.

Questa sintetica analisi del Piano aiuta a cogliere le principali dinamiche che sottendono all’integrazione dell’AI nelle politiche locali cinesi. Confermando l’importanza strategica che il governo centrale attribuisce allo sviluppo dell’AI ed individuandone le applicazioni prioritarie, il Piano fornisce due importanti indicazioni agli amministratori locali. Primo, Pechino si aspetta che città e province contribuiscano attivamente al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal governo centrale. Infatti numerose applicazioni dell’AI (nei servizi pubblici, in urbanistica, ecc.) richiederanno l’intervento delle autorità locali per adattare le infrastrutture e i sistemi esistenti affinché si prestino a integrare l’intelligenza artificiale.

Secondo, il Piano lascia intendere che gli amministratori locali saranno premiati per i successi che otterranno nella promozione dell’AI nelle proprie giurisdizioni. A tal proposito, Matt Sheehan e Lee Kai-Fu4 notano che: “[…] l’adattamento delle infrastrutture pubbliche, l’adozione di nuovi strumenti tecnologici e il lancio di nuove forme di cooperazione pilota tra pubblico e privato […] richiede un certo grado di rischio politico, in particolare in sistemi politici altamente competitivi.5 È qui che il New Generation Artificial Intelligence Development Plan della Cina avrà alcuni dei suoi impatti più profondi. Piuttosto che rappresentare un progetto imposto dall’alto per lo sviluppo dell’AI, il Piano funziona soprattutto come un segnale, che viene trasmesso ai funzionari locali in tutta la ramificata burocrazia cinese. Fornisce all’AI un timbro di approvazione da parte del governo centrale e del Partito Comunista Cinese, e in tal modo minimizza i rischi e incentiva attivamente i progetti locali che utilizzano qualche forma di AI.

Il Piano ha quindi contribuito a innescare una nuova ondata di programmi di promozione dell’AI a livello locale in tutta la Cina. Secondo il China AI Report 2018 della Tsinghua University di Pechino (pp. 78-79), sarebbero circa 845 i programmi per lo sviluppo dell’AI pubblicati a livello locale a partire dal 2009, anno in cui Pechino iniziò a enfatizzare l’importanza di promuovere l’integrazione delle nuove tecnologie con l’economia reale. La prima ondata di programmi locali per la promozione dell’AI si registrò nel 2014/2015, a seguito della pubblicazione di piani nazionali quali lo “Internet+” Action Plan (“Hulianwang+” xingdong “互联网+” 行动). Dopo il picco di 276 documenti registrato nel 2016 e un successivo trend decrescente, la pubblicazione del Piano nel luglio 2017 ha avviato una nuova ondata di progetti locali di promozione dell’AI. La maggior parte di tali progetti è concentrata nelle province costiere del Jiangsu (73 documenti), Guangdong (66), Fujian (56), Zhejiang (44) e nella Municipalità di Shanghai (44), ossia alcune delle aree più ricche e industrializzate della Cina, le quali dispongono delle risorse finanziarie, tecnologiche, umane ed industriali per applicare l’AI nelle proprie giurisdizioni.

Shanghai, che in passato è stata spesso un laboratorio per sperimentare le nuove politiche del governo centrale, è stata scelta dal Ministry of Science and Technology (MOST) per testare le innovazioni tecnologiche, politiche, sociali e di governance introdotte dall’intelligenza artificiale. Nell’aprile 2019 Shanghai ha quindi ufficialmente avviato i primi 12 progetti pilota per l’integrazione dell’AI in settori che spaziano dall’istruzione alla finanza, dalla sanità alla produzione industriale. Nel luglio 2019 il governo cittadino ha annunciato il lancio di un secondo gruppo di 28 progetti pilota per l’uso dell’intelligenza artificiale, che espande ulteriormente l’ambito di sperimentazione dell’AI a settori quali turismo e cultura, trasporto pubblico e giustizia. Inoltre Shanghai sta promuovendo numerose altre iniziative nell’ambito dell’intelligenza artificiale, quali la creazione di cluster per lo sviluppo dell’AI, o l’inaugurazione della Shanghai (Pudong New Area) AI Innovative Applications Pilot Area (Shanghai Pudong Xinqu rengong zhineng chuangxin yingyong xiandaoqu上海浦东新区人工智能创新应用先导区), la prima area pilota di livello nazionale lanciata nel maggio 2019 e dedicata ad ‘applicazioni innovative’ dell’AI in Cina.

Shanghai rappresenta uno dei casi più strutturati di promozione dell’AI a livello locale in Cina, grazie anche al solido tessuto tecnologico, scientifico e industriale della città. Tuttavia numerose altre località cinesi hanno iniziato a promuovere l’uso dell’AI nelle loro giurisdizioni. Alcuni esempi sono utili per capire la diffusione e varietà di tali iniziative.6 In urbanistica, la città di Xi’an (Shaanxi) ha siglato un accordo con il Gruppo Alibaba per utilizzare le piattaforme di cloud computing e big data del colosso tecnologico cinese in vari aspetti della gestione urbana, dalla razionalizzazione del traffico alla protezione ambientale. Anche la città di Hangzhou (Zhejiang) nel settembre 2018 ha annunciato il lancio del programma “ET City Brain 2.0”, che con il supporto del Gruppo Alibaba utilizza i dati raccolti da 1.300 semafori su un’area di 420 Kmq al fine di ridurre il congestionamento del traffico e assistere nell’individuare in tempo reale i percorsi più rapidi per i mezzi di soccorso.

In ambito di sicurezza, la polizia ferroviaria di Zhengzhou (Henan) durante l’esodo per il Capodanno Cinese del 2018 ha utilizzato occhiali con un sistema integrato di riconoscimento facciale per identificare i possibili criminali. In ambito medico, l’Ospedale del Popolo della Wuhan University (Hubei) ha introdotto un sistema di diagnostica della IBM Watson che permette di creare piani di cura personalizzati per i malati di cancro. Il sistema è progettato per acquisire informazioni sul paziente e quindi utilizzare l’analisi dei big data per suggerire cure su misura per la persona da curare. L’Ospedale No. 2 dell’Università di Lanzhou (Gansu) ha invece firmato un accordo con una controllata del gruppo hi-tech Tencent per sviluppare un sistema di analisi di imaging medicale (es., radiografie, medicina nucleare) che permetterà di migliorare rapidità e precisione delle diagnosi mediche. Nell’istruzione, varie scuole e università cinesi hanno installato nelle aule delle telecamere che, con il supporto dell’AI, consentono di riconoscere alcuni stati d’animo negli studenti e monitorarne il livello di attenzione al fine di ottenere un più efficace apprendimento. In altri casi, tuttavia, il programma “campus intelligenti” promosso dal Ministry of Education7si è tradotto principalmente nell’introduzione di sistemi di sicurezza e sorveglianza basati su tecnologie dell’AI (es., l’obbligo di accesso al campus con riconoscimento facciale).

Questi esempi rivelano come l’uso dell’AI possa contribuire a ottimizzare sistemi e processi esistenti grazie a un’incrementata efficienza e precisione, offrendo opportunità che prima erano precluse (analizzare migliaia di immagini in pochi secondi). Dall’altro lato, la progressiva integrazione dell’AI nella vita quotidiana dei cittadini costringerà le autorità cinesi ad affrontare una serie di problematiche operative, legislative, etiche e di sicurezza. Il Piano (sezione Guarantee Measures, baozhang cuoshi保障措施) del resto già evidenzia alcune di tali questioni, e propone di sviluppare leggi, regolamenti e un codice etico per regolare la ricerca e le applicazioni dell’AI. Il Piano evidenzia inoltre la necessità di analizzare le problematiche sociali che l’AI può comportare nelle politiche di istruzione, sanità, assicurazione e assistenza sociale,8 ambiti particolarmente sensibili sia perché hanno un impatto diretto e significativo sulla qualità della vita dei cittadini, sia perché sono già caratterizzati da disparità di accesso causate da fattori geografici (aree urbane rispetto ad aree rurali, regioni costiere rispetto a regioni interne) e socioeconomici (reddito, residenza, tipologia di impiego, ecc.).

Il Piano raccomanda anche di sviluppare standard tecnici per l’intelligenza artificiale al fine di garantire la sicurezza e tutela della privacy nell’uso dell’AI. In aggiunta, il Piano richiede di identificare, prevenire e controllare i potenziali rischi che l’AI presenta per la sicurezza nazionale e per questioni quali “abuso dei dati, violazione della privacy e comportamenti contrari alla morale”. Infine, con riferimento al mercato del lavoro, il Piano raccomanda di analizzare l’impatto che l’AI potrà avere sui livelli di occupazione e sulle competenze necessarie a soddisfare le esigenze di una economia e società intelligenti.

Alcuni spunti evidenziati dal Piano hanno già avuto i primi seguiti operativi, soprattutto in tema di regolamentazione, standardizzazione e sicurezza nell’uso dell’AI. A livello nazionale spiccano il Libro Bianco per la Standardizzazione dell’AI (Rengong zhineng biaozhunhua baipishu人工智能标准化白皮书) del Chinese Electronics Standards Institute afferente al Ministry of Industry and Information Technology (MIIT), che affronta anche temi di sicurezza, etica e privacy; i Beijing AI Principles (Rengong zhineng Beijing gongshi 人工智能北京共识) redatti dalla Chinese Academy of Science in collaborazione con istituti e aziende di rilievo nazionale, che si propongono di individuare dei principi per un uso etico dell’AI; e le Basic Specifications for Collecting Personal Information in Mobile Internet Applications (Yidong hulianwang yingyong (App) Shouji Geren Xinxi Jiben Guifan 移动互联网应用(App) 收集个人信息基本规范) proposte dalla State Administration for Market Regulation e dalla Standardization Administration of China, con focus sulla raccolta, utilizzo e tutela dei dati personali. A livello locale, le autorità di Shanghai stanno elaborando un regolamento sull’utilizzo dei big data, il quale dovrebbe tra l’altro favorire lo scambio di dati tra enti pubblici e privati al fine di ottimizzare l’integrazione dell’AI nelle politiche della Municipalità.

In attesa di colmare le attuali lacune legislative, alcuni problemi legati all’uso dell’AI hanno già iniziato ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica cinese. Un articolo del South China Morning Post9 del settembre 2019 ben sintetizza alcune di tali questioni. La crescente diffusione in scuole e università cinesi di sistemi di sorveglianza che impiegano tecnologie per il riconoscimento facciale sta suscitando apprensione tra genitori e docenti. Tali tecnologie non vengono usate solamente per garantire la sicurezza di edifici e persone, ma anche per monitorare l’apprendimento degli studenti durante le lezioni. Ad esempio, la Scuola Superiore no. 11 di Hangzhou (Zhejiang) ha installato nelle aule delle telecamere che, con il supporto dell’AI, consentono di riconoscere sette stati d’animo negli studenti: neutro, felice, triste, deluso, arrabbiato, spaventato e sorpreso.

Tali rilevazioni dovrebbero aiutare i docenti ad adattare le proprie modalità di insegnamento e gli studenti a modificare i loro comportamenti. Un analogo sistema basato sull’uso di tecnologie di riconoscimento facciale è stato introdotto nelle aule della China Pharmaceutical University di Nanchino (Jiangsu), ed è previsto anche in alcuni dei progetti pilota approvati da Shanghai per la integrazione dell’AI nelle scuole, cui si accennava in precedenza. Il rispetto della legge e dell’etica, la tutela della privacy e sicurezza dei dati, la fattibilità tecnica e finanziaria nell’uso dell’AI sono alcune problematiche con cui le autorità cinesi stanno iniziando a confrontarsi. Questi temi saranno sempre più rilevanti ora che l’AI sta diventando un elemento della quotidianità dei cittadini cinesi.

L’attenzione che da alcuni anni viene accordata all’AI è in parte dovuta al fatto che si è oramai entrati nell’era della sua implementazione,10 ovvero in una fase di utilizzo sempre più diffuso e visibile dell’intelligenza artificiale. A livello di politiche statali, la progressiva applicabilità dell’AI in vari settori ha generato un crescente interesse strategico per le implicazioni economiche, industriali, scientifico-tecnologiche, sociali e militari derivanti dall’utilizzo e sviluppo della AI. Tale tendenza è riscontrabile nei piani nazionali sull’AI di vari Paesi industrialmente avanzati, come ad esempio gli Stati Uniti (American AI Initiative)11 del febbraio 2019, che si concentra sulla promozione di progressi tecnologici e adeguati standard tecnici, sulla formazione delle risorse umane, nonché sulla protezione del vantaggio tecnologico statunitense nell’intelligenza artificiale e sulla tutela di “valori americani” come le libertà civili e la privacy), e il Giappone (Artificial Intelligence Technology Strategy12 del marzo 2017, che si concentra sull’uso dell’AI in ambiti quali produttività industriale, assistenza sanitaria e mobilità).

In Cina, il New Generation Artificial Intelligence Development Plan ha posto in prima linea le amministrazioni locali nella realizzazione dell’ambizioso programma nazionale di leadership mondiale nell’AI, ed ha incentivato i governi locali a promuovere progetti che integrino l’uso dell’intelligenza artificiale in pubblica sicurezza, urbanistica, sanità, istruzione ed altri settori. Questo approccio, che da un lato lascia maggior libertà di azione ai governi locali, dall’altro ha creato una discrasia tra le aspettative politico-economiche del governo centrale e le effettive capacità gestionali e tecnologiche dei governi locali. Gli amministratori di città e province cinesi devono infatti confrontarsi con nuove complesse tecnologie quali i sistemi di apprendimento automatico (machine learning) che, a differenza delle altre tecnologie attualmente in uso, non sono controllati direttamente dall’uomo nel modo in cui operano e risolvono i problemi.

Ciò richiede alle amministrazioni locali di adattare le proprie competenze e sviluppare nuove risorse e procedure, ad esempio formando dirigenti e manager pubblici che abbiano le conoscenze e capacità per utilizzare i big data e le tecnologie dell’AI, o creando metodi che consentano una adeguata raccolta, tutela e utilizzo dei dati personali. La capacità degli amministratori locali di gestire le sfide e le opportunità introdotte dall’intelligenza artificiale sarà determinante al fine di garantire che l’utilizzo dell’AI contribuisca a migliorare i servizi offerti ai propri cittadini in maniera efficace, efficiente e sicura. In quest’ottica, le esperienze di città e province cinesi contribuiranno significativamente a definire i futuri sviluppi delle tecnologie dell’AI nel Paese, e l’analisi di successi e problematiche a livello locale sarà quindi fondamentale per comprendere le criticità e valutare le prospettive nell’uso dell’intelligenza artificiale in Cina.

1 PriceWaterhouseCoopers, Sizing the Prize: What’s the real value of AI for your business and how can you capitalize? (2007).

2 Sito ufficiale della conferenza, 29-31/8/2019.

3La società di consulenza McKinsey stima che l’introduzione di sistemi di automazione supportati dall’AI potrà aumentare la produttività dell’economia cinese mediamente dello 0,8-1,4% del PIL su base annua, a seconda della rapidità con cui tali innovazioni saranno introdotte. McKinsey Global Institute, Artificial Intelligence: Implications for China (McKinsey & Company: 2007).

4 Sheehan, M., e Lee, K., “China’s Rise in Artificial Intelligence: Ingredients and Economic Implications”, in China in an Emerging World, Hoover Institution, Fall, 218, 29/10/2018.

5 Sheehan e Lee (2018) definiscono “altamente competitivo” il sistema politico cinese, dove l’ascesa degli amministratori locali nelle gerarchie governative è teoricamente determinata soprattutto dalle valutazioni sulle loro prestazioni. Nell’ambito del sistema di “performance management” introdotto nel 2008 dal Premier Wen Jiabao, i governi di livello amministrativo superiore fissano gli obiettivi che gli amministratori di livello inferiore sono tenuti a raggiungere. Negli anni, questi obiettivi sono divenuti sempre più specifici e quantificabili. Tale sistema, che dovrebbe rendere meritocratici gli avanzamenti di carriera, pone formalmente in competizione gli amministratori locali, i quali vengono valutati sulla base dei risultati ottenuti nelle loro giurisdizioni.

6 Gli esempi di questo paragrafo sono principalmente tratti da: https://macropolo.org/digital-projects/chinai/the-plan/

7 Vedi Xinhua News Agency e South China Morning Post

8 “China will study the policy system of education, medical care, insurance, and social assistance to adapt to AI, and effectively deal with the social problems brought by AI”. (V, 2).

9 Xie, E., “Artificial intelligence is watching China’s students but how well can it really see?”, South China Morning Post, 16/9/2019.

10 Lee, K., AI Superpowers: China, Silicon Valley and the New World Order (Boston: Houghton Mifflin Harcourt, 2018).

11 Vedi il sito ufficiale. I principi dell’iniziativa sono riassunti dalla Casa Bianca in un articolo del febbraio 2019.

12 La traduzione in lingua inglese è disponibile qui.