La Summer Of Love è solo la parte finale di un percorso utopico germinato dal ’65-’66 proprio in quell’Area di San Francisco che aveva offerto rifugio a personaggi come Kerouac, Burroughs, Ginsberg e Huxley. È l’apoteosi e la fase terminale di un ideale di vita egualitario e al tempo stesso incentrato sulla realizzazione personale, corporea, psichica e sessuale. Se i Jefferson Airplane ne sono la voce politica e i Quicksilver Messenger Service quella performativa, i Grateful Dead, in maniera muta e quasi passiva, ne rappresentano la quintessenza.

Il tutto non sarebbe probabilmente avvenuto senza quei farmaci psichedelici propagandati all’epoca da Timothy Leary e altri illuminati. Già nel ’62, mentre suona nel gruppo bluegrass di Jerry Garcia e Ron «Pigpen» McKernan, il poeta Robert Hunter ne fa uso grazie a un test clinico a Stanford. Ma la droga psichedelica sta prendendo comunque piede nella controcultura. Sarà lo stesso Lsd che, insieme ad altre cose, porterà nel ’64 il purista bluegrass Garcia ad abbracciare il rock.

I Warlocks, poi Grateful Dead, contano tra le loro fila, oltre a Garcia alla chitarra e all’esuberante Pigpen all’organo, il bassista Phil Lesh che ha in comune con l’amico compositore Tom Constanten una formazione d’avanguardia. Quindi il chitarrista Bob Weir e il batterista Bill Kreutzmann. I Warlocks/Dead sono la band di punta degli Acid Test, organizzati da Ken Kesey dalla fine del ’65 in varie località della Baia. Si tratta di eventi di musica in cui i tutti i partecipanti sono sotto effetto di Lsd. Ma la musica dei Dead, basata soprattutto su standard folk e blues, appare stupefacente solo a chi è sotto acido. Presa in sé è un country-folk dalla lieve connotazione lisergica. L’omonimo album d’esordio è perlopiù una raccolta di cover e standard le cui uniche gemme psichedeliche sono la delirante Cream Puff War e il lungo trip lisergico basato su Viola Lee Blues di Noah Lewis.

La vera svolta musicale avviene mentre la Scena alternativa di San Francisco sta conoscendo la sua ultima stagione. Anthem Of The Sun, l’album che esce a metà ’68, non è semplicemente un passo avanti rispetto all’esordio, ma appartiene a un altro universo. La metamorfosi è propiziata dall’arrivo di Tom Constanten e dall’inclusione di un nuovo batterista dalla grande estroversione tecnica, Mickey Hart che, affiancato da Kreutzmann, dà vita a frenetiche strutture poliritmiche. Incredibili brani si sviluppano in questo periodo dominato dalle droghe, finché la band non arriva a collezionare una messe di materiale di ogni tipo.

Vengono sincronizzate differenti versioni delle stesse tracce, utilizzando inoltre il tape editing, il piano preparato e altre tecniche d’avanguardia, nonché numerosi strumenti particolari. That’s It For The Other One è una suite in quattro parti nobilitata da elegie di Garcia e Weir per Neal Cassady, appena deceduto. New Potato Caboose, con celesta e glockenspiel, e Born Cross-Eyed sono i brani che più si avvicinano a una psichedelia classica pur conservando melodie stordenti e chitarre sommerse. Più complessa è Alligator, una ballata elaborata su un testo di Hunter: rime infantili si alternano accompagnate da suoni quasi da circo per eclissarsi in una selvaggia jam percussiva.

La finale Caution è un raga blues di Pigpen sfasato da sapienti percussioni. L’Lp sarà un disastro commerciale e una delusione per gli stessi Dead, trovatisi a concludere un sogno creativo dai contorni cosmici, che troverà però modo di rinnovarsi negli anni successivi. La recente 50th Anniversary Deluxe Edition della Grateful Dead/Warner, disponibile anche in vinile, aggiunge all’album rimasterizzato una versione remixata nel ’71 da Phil Lesh e, nel formato cd, un concerto al Winterland di San Francisco del ’67 che riesce solo in parte a documentare il passaggio dal folk psichedelico alla psichedelia d’avanguardia.