Le voci di un matrimonio tra Huawei e Rostelecom, telco statale russa, circolavano da giorni ma da ieri si sono fatte più insistenti. Per il portale russo The Bell, specializzato in hi-ech, la Huawei potrebbe adottare il sistema operativo russo Aurora già in commercio in versione per pc.

La versione attuale è basata su Ubuntu, anche se le versioni più recenti saranno basate sulle release di Debian Linux, ed è stato considerato fino ad oggi da alcuni esperti, un sistema molto instabile. Il ministro per lo sviluppo e le comunicazioni digitali russo Konstantin Noskov e il vice direttore esecutivo di Huawei Guo Ping ne avrebbero discusso in una villa fuori Pietroburgo qualche giorno fa durante il Forum economico. Il via libera alla trattativa sarebbe venuto dopo l’incontro tra Putin e Xi Jinping. I rumors sulla possibile partnership russo-cinese sono stati confermati dalla agenzia russa ufficiale Tass. La «gola profonda» interrogata da Tass avrebbe confermato non solo la trattativa in corso ma anche l’interesse dei cinesi «non solo per il sistema operativo Aurora ma anche per i social network, i motori di ricerca e gli antivirus russi».

Per i social la Cina potrebbe essere interessata non tanto a Vkontakte la punta di diamante che continua a rifiutarsi di condividere le informazioni di terze parti con il governo ma con il più malleabile Odnokassniki, meno popolare ma disponibile ad operazioni di controllo e censura sugli utenti. Secondo Vedomosti per gli antivirus la Cina guarderebbe con interesse al gruppo Kaspersky, il cui fondatore fu a suo tempo collaboratore del Kgb e da sempre ben visto al Cremlino.

Huawei si sta muovendo per cercare una soluzione alla minaccia di Google di non fornire più assistenza e aggiornamenti sui suoi nuovi smartphone. A tal fine l’azienda cinese sta lavorando da tempo al rilascio di un sistema operativo tutto suo per l’autunno prossimo. Tuttavia la joint-venture russo cinese avrebbe un significato politico di vasta portata nella partita antiprotezionista che Xi e Putin intendono giocare e va ben oltre, i pur importanti aspetti tecnici.

Putin nel suo discorso di venerdì a San Pietroburgo aveva spezzato più di una lancia a favore di Huawei, rompendo un silenzio sulla vicenda che durava dall’inizio della controversia tra l’azienda cinese e il governo americano.

Puntando l’indice contro la Casa bianca, il capo del Cremlino aveva sentenziato che «in quella che è stata da molti definita la prima guerra tecnologica dell’era digitale si sta cercando di spingere fuori, senza tante cerimonie, qualcuno dal mercato globale».