C’è un filo nero che lega l’omicidio di Silvio Fanella, il broker di 41 anni freddato ieri da un commando armato in un appartamento della Camilluccia, e il mondo torbido e turbolento del neofascismo e dell’estrema destra, compresa quella progressivamente “sdoganata” lungo gli anni del Ventennio berlusconiano? Mentre gli inquirenti cercano di far luce sul possibile movente dell’agguato, si può cercare di rispondere a questo quesito mettendo insieme alcuni elementi già noti. A partire dalla figura di Fanella, considerato “il cassiere” di Gennaro Mokbel, l’uomo al centro della maxi truffa di più di due miliardi che ha coinvolto Fastweb e Telecom: «Una delle più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale», secondo le parole del Gip capitolino che si è occupato del caso.

Mokbel, condannato a 15 anni di reclusione in primo grado ma fuori dal carcere con obbligo di dimora per gravi motivi di salute, non è stato solo un discusso uomo d’affari. Come emerso nelle indagini, già vicino agli ambienti dell’estremismo nero di Terza Posizione e dei Nuclei Armati Rivoluzionari, sarebbe infatti stato in contatto anche con la Banda della Magliana e avrebbe goduto di relazioni importanti nella destra politica. Si è parlato di lui anche in relazione con la fuga a Beirut di dell’Utri. In particolare Mokbel avrebbe contribuito all’elezione del senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, eletto nella circoscrizione degli italiani all’estero grazie al sostegno di settori di Alleanza Nazionale. Di Girolamo ha patteggiato 5 anni e la restituzione di oltre 4 milioni di euro, tra liquidi, beni immobili e quote di società.

Accanto a quello di Mokbel, per questa vicenda, è apparso a più riprese anche il nome di un noto estremista di destra, Stefano Andrini, condannato per una grave aggressione da ragazzo, poi vicino all’Alternativa nazionalpopolare di Stefano Delle Chiaie e ai Comitati tricolori nel mondo di Mirko Tremaglia. Il nome di Andrini, nominato dal sindaco Alemanno manager della municipalizzata della nettezza urbana – e poi dimessosi in seguito alle polemiche – è stato uno dei più noti della “fascistopoli” capitolina.

Del “sistema Mokbel”, Fanella era un uomo chiave. Secondo i giudici che per questo lo avevano condannato a 9 anni di reclusione per associazione a delinquere transnazionale finalizzata al riciclaggio, aveva «organizzato, diretto e controllato il materiale trasferimento delle somme indebitamente sottratte all’erario e il relativo reinvestimento in attività lecite e illecite».

Anche il profilo dell’unico membro del commando identificato, il 29enne genovese Giovanni Battista Ceniti, rimanda agli ambienti della destra radicale. Dopo aver minacciato in un primo tempo querele ai giornalisti che avessero affiancato il nome della sua organizzazione a quello dell’uomo, è stato il portavoce di Casa Pound Italia Gianluca Iannone, ad ammettere: «Nel caso la persona ferita fosse effettivamente Giovanni Ceniti, ma potrebbe essere anche un omonimo, si tratterebbe di un militante espulso 3 anni fa». «Lo cacciammo per comportamenti etici non adatti – ha spiegato il leader dei “fascisti del terzo millennio” – , visioni politiche diverse, non rispettava gli appuntamenti e non faceva quanto concordato per l’attività politica. Ma non era un dirigente, era responsabile di una zona nell’area di Verbania-Cusio-Ossola». Anche se secondo Radio Popolare Ceniti avrebbe fatto parte del gruppo fino al 2013.

In ogni caso, anche in precedenza, diversi esponenti dell’ultradestra italiana erano rimasti coinvolti in vicende altrettanto oscure, seppure “minori”. E questo solo negli ultimi anni. Nel 2012, l’ex esponente dei Nar, e di Forza Nuova, Francesco Bianco – balzato agli onori della cronaca perché assunto all’Atac da Alemanno – era stato ferito a colpi di pistola a Tivoli. Per quell’agguato è stato indagato per «tentato omicidio» Carlo Giannotta, altro noto estremista nero, responsabile della storica ex sezione missina di via Acca Larentia. E anche uno dei figli di Giannotta, Mirko, era stato chiamato da Alemanno a dirigere il settore Decoro urbano dell’Ama. Mentre l’anno precedente, in un agguato simile, era stato “gambizzato” Andrea Antonini, esponente di Casa Pound della zona nord della capitale.