Pochi giorni fa all’annuncio dei tre film italiani sulla Croisette al prossimo Festival di Cannes (13-21 maggio) – Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, Mia madre di Nanni Moretti, La giovinezza di Paolo Sorrentino – è esploso l’entusiasmo tricolore. Ma una Palma – seppure per ora ancora molto virtuale – così come un Oscar parafrasando i vecchi detti non fa primavera. Difatti i dati annuali sul cinema italiano riferiti al 2014 mostrano una situazione abbastanza diversa sottolineando invece la «fragilità» dell’industria nazionale.
Rispetto al 2013 si registra un calo al box office con un meno 7% , tendenza che i primi mesi del 2015 sembrano confermare (il calo nel primo trimestre sarebbe addirittura dell’8%). In testa agli incassi troviamo Un boss in salotto (di Luca Miniero, (12.311.441 euro), e la «formula» commedia sembra imporsi – seguono Il Ricco, il povero, il maggiordomo (10.837.812 euro), Sotto una buona stella (10.312.789), Tutta colpa di Freud (7.928.490 euro) e Andiamo a quel paese.

 

 

La sorpresa arriva da Il giovane favoloso, il bel film di Mario Martone che si posiziona al sesto posto nonostante sia un «fuoriclasse» assoluto rispetto agli altri, nonostante il soggetto, la vita di Giacomo Lepoardi, catalogabile come «difficile». Eppure il film, che era in concorso alla scorsa Mostra di Venezia – dove è stato ingiustamente ignorato dalla giuria – ha vinto la sua scommessa in sala.

 

 

Sul fronte della produzione il 2014 ha visto un aumento di film italiani prodotti e una diminuizione del budget medio, mentre sono calate le coproduzioni internazionali, dato questo che rappresenta un limite per il mercato e per la forza del sistema cinematografico italiano nel suo complesso. «Sono evidenti le difficoltà dell’Italia a inserirsi nel mercato globale dell’audiovisivo – ha specificato Andrea Occhipinti, presidente della sezione distributori dell’Anica – Il netto calo delle coproduzioni vede l’Italia ripiegarsi su se stessa nell’aumento delle produzioni nazionali».

 

 

Prendiamo ad esempio la «sfida» dei festival: si dice spesso che la Mostra di Venezia non è abbastanza competitiva ma certo la sua fatica rimanda al nostro sistema, compresa appunto questa assenza di coproduzioni di cui invece è piena la Francia – se si osserva il cartellone del prossimo Festival di Cannes si vede come la percentuale di coproduzioni francesi sia elevata nella selezione, cosa che accresce insieme a una distribuzione più forte il potere di decisione del festival e del mercato.

 

 

Altro «buco» importante nel nostro sistema è la poca presenza di cinema italiano sulle reti televisive, in particolare sul servizio pubblico. «Il gruppo Mediaset programma più cinema nazionale su tutte le sue reti di quanto non faccia il gruppo Rai con un’evidente, costante tendenza all’aumento». Nicola Borrelli, Direttore Generale per il Cinema del Ministero dei beni culturali ha sottolineato come i titoli italiani recenti (prodotti dal 2009) siano stati solo 63, di cui ben 45 solo su Canale 5. Replica di Del Brocco (amministratore Delegato di Rai Cinema): «Si tratta di obblighi di programmazione televisiva». Sarà.