Riunione della Conferenza delle regioni, ieri pomeriggio: l’incontro in video è andato avanti fino a sera, il tema è di quelli che pesano su tutti i territori. Oggetto della discussione una nuova strategia in merito alle norme che determinano i colori delle regioni per evitare i continui cambi e, al contempo, che vincoli le decisioni a parametri più oggettivi. Al governo Draghi tutti chiedono un cambio di passo: un sistema che blocchi la diffusione delle varianti e riesca anche a piegare la curva, per ora stazionaria, ma ci sono anche governatori che, all’opposto, mettono sul tavolo la pianificazione di apertura e allentamento delle restrizioni. Richiesta univoca, accelerare sulle forniture di vaccini nel giorno in cui Astrazeneca annuncia l’ennesimo taglio, e anche comunicazioni tempestive delle misure che saranno adottate.

IL GOVERNO domani dovrà decidere sullo stop alla mobilità tra regioni, in scadenza il 25 febbraio. L’intenzione, visti i dati, è prorogare il blocco almeno fino la 5 marzo, quando scade il dpcm attuale che norma le misure anti Covid. Quella sarà l’occasione, tramite decreto legge e non più dpcm, per mettere in campo la strategia del nuovo esecutivo, tenendo presente che non è il caso di abbassare la guardia. Mentre l’Iss venerdì invitava ancora a «stare a casa», una folla di persone si è riversata nelle strade di Roma (il Campidoglio vorrebbe aprire i ristoranti la sera), Napoli e Bologna. Le ultime due città da oggi sono in fascia arancione: Campania, Emilia Romagna e Molise si aggiungono ad Abruzzo, Liguria, Toscana, Umbria, Trento e Bolzano.

L’EMILIA ROMAGNA (con Toscana, Campania e Lombardia) ha chiesto la zona arancione per tutti con restrizioni omogenee: «Il sistema a fasce oggi mostra qualche limite – ha spiegato il governatore Bonaccini -. Bisogna provare a capire quale può essere l’incidenza delle varianti nelle prossime settimane. Serve una stretta, anche in previsione dell’estate». Sul fronte opposto il governatore ligure Toti, a incontro ancora in corso, postava sui social: «Istituire una zona gialla nazionale con maggiori aperture, come sport, palestre, spettacolo; consentire ai ristoranti di scegliere se aprire a pranzo o a cena. Regolamentare i passaggi di colore non solo su base regionale, ma provinciale e comunale per isolare le situazioni di rischio. Cambiare parametri di valutazione del rischio: dall’Rt sintomi all’Rt ospedalizzazioni. Allargare la cabina di regia ai ministeri che valutano il danno economico e sociale».

L’RT È STATO IL BERSAGLIO anche del governatore toscano Giani: «Servono criteri più oggettivi. Noi abbiamo 950 nuovi contagi ma la Lombardia ne ha più di 3mila: perché la Lombardia è zona gialla e noi arancione?». La Sardegna, poi, vede la zona bianca: di misure uguali per tutti non ne vuole sapere. A sera Bonaccini ha riassunto gli elementi di accordo: «Nelle prossime ore presenteremo al governo una piattaforma in vista del prossimo decreto, occorre un cambio di passo nella campagna vaccinale e ripresa economica. Abbiamo chiesto un incontro urgente. È necessaria una semplificazione e revisione dei criteri di classificazione dei colori delle regioni. Occorre che le misure siano conosciute con congruo anticipo. Per i provvedimenti che introducono restrizioni per singoli territori si attivino anche gli indennizzi: i provvedimenti restrittivi regionali siano adottati con l’intesa del ministro della Salute».

La maggioranza di Draghi viaggia in direzioni diverse. Salvini ha attaccato: «Basta con le anticipazioni a mezzo stampa di lockdown generalizzati». Fi chiede lockdown mirati. Art 1: «Si tuteli la salute degli italiani, anche immaginando ulteriori strette e accelerando sui vaccini. Salvini se ne faccia una ragione».

DA ASTRAZENECA cattive notizie: ennesimo taglio alla fornitura. Questa settimana saranno consegnate dosi con una decurtazione tra il 10 e il 15%. Invece di 566 mila fiale ne vengono recapitate 506 mila. Ma l’azienda minimizza: ne avevamo inviate di più in precedenza, il taglio è solo del 7%. Il piano di somministrazione accumula nuovi ritardi, proprio mentre entra nel vivo la fase che coinvolge scuola e forze dell’ordine. «Si tratta di una riduzione di 9mila dosi – il commento dell’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato -. Mi domando come si possano conciliare con le presunte offerte di mediatori ad alcune regioni su mercati paralleli per il vaccino Astrazeneca». Il governatore lombardo: «Draghi faccia sentire la sua voce in Europa». Sempre più regioni chiedono al governo di attivare linee di produzione nazionali. Astrazeneca promette 4,2 milioni di dosi entro marzo. E sulla questione intermediari: «Forniamo dosi solo ai governi. Abbiamo presentato un esposto ai Nas».