L’attenzione pubblica è oggi concentrata sulla diffusione della così detta cultura populista. Tuttavia, vi è una tendenza meno immediatamente leggibile ma certamente di più lungo corso, di radicare anche in Italia una cultura liberale, sia nella sua versione di sinistra o liberal sia in quella di destra o neo-liberista. Fenomeno animato soprattutto da intellettuali (alcuni dei quali con un passato da neo-marxisti) e fatto proprio, senza riconoscerne molto spesso la paternità e non senza rilevanti deformazioni, da una parte significativa della classe politica italiana. Il libro di Marco Marzano e Nadia Urbinati La società orizzontale. Liberi senza padri (Feltrinelli, pp. 112, euro 16) si colloca proprio in questa tendenza.

IL LIBRO SI MUOVE tutto attorno ad un’opposizione di sapore popperiano tra «società patriarcale» (dunque chiusa) e «società orizzontale» (dunque aperta), in dialogo polemico, tra gli altri, con Massimo Recalcati e con tutti quelli che vedono nel declino dell’autorevolezza e nella necessità di ricostruirla nelle istituzioni e nella società una sfida ineludibile.

LA SOCIETÀ PATRIARCALE sarebbe quella che ha dominato la storia dell’Italia repubblicana, tutta incentrata su istituzioni (in primo luogo politiche) organizzate come chiese, gerarchiche e fortemente clientelari-paternalistiche. Non a caso il cattolicesimo viene indicato in questa ricostruzione come una delle principali origini dei mali italici passati e presenti, anche quando si presenta con il volto benevolo di Papa Francesco. A questo modello socioculturale che continua a sopravvivere con forza nei meandri della società italiana e che si manifesterebbe su un piano più generale, europeo e mondiale, come il ritorno dell’idea di una società chiusa, neo-comunitaria, populista, si contrapporrebbe una positiva società orizzontale in fase di costruzione e consolidamento: questa società è centrata sull’individuo autonomo e responsabile, quello teorizzato dall’Illuminismo, e che lotta per una società più aperta e libera.

È NEI TRE ORIZZONTI classici del paternalismo e, oggi, del neo-populismo, che emergerebbe la lotta fatale tra queste due società: Dio, Patria, Famiglia, corrispondenti a sfera religiosa, politica e familiare. Dal punto di vista religioso in Italia staremmo assistendo al radicarsi di una religiosità simile a quella del protestantesimo tradizionale, centrata cioè sull’autonomia morale e spirituale degli individui. Sul piano politico al posto dei vecchi partiti starebbero consolidandosi reti di individui attivi politicamente (anche grazie alle tecnologie digitali). Su quello familiare, infine, starebbero diffondendosi rapporti centrati su condivisione, responsabilità e parità tra generi (in realtà, tema poco trattato dal libro) e generazioni.

Insomma, il termine chiave della nuova società orizzontale sarebbe responsabilizzazione delle persone e quadratura del cerchio tra quella uguaglianza e quella libertà che Alexis de Tocqueville, osservando gli Stati Uniti del XIX secolo, indicava come in continuo conflitto in una società democratica poiché l’amore per l’uguaglianza rischiava continuamente di sopprimere la libertà e l’autonomia individuale. Per Marzano e Urbinati staremmo dunque diventando inesorabilmente più anglosassoni e quindi più adulti.

DUE SONO I GRANDI PROBLEMI di questo libro, che neanche conclusioni più equilibrate dell’argomentazione sviluppata nel testo, riesce a risolvere: il primo è un’eccessiva linearità dell’analisi che sfocia nell’ideologia. Tutti i mali del presente sarebbero semplicemente riconducibili alla sopravvivenza di una società patriarcale (che in Italia vuol dire per i due autori quasi esclusivamente presenza della Chiesa cattolica) mentre non si riconoscono a sufficienza quelle storture come precarietà, sterilizzazione della democrazia, declino della solidarietà sociale, aumento delle disuguaglianze, prodotte proprio dall’ascesa di una società di soli individui.

Il secondo problema da risolvere è che, ai tempi della crisi, questo testo nasce inesorabilmente come datato, persino superato da molte riflessioni prodotte, ad esempio, da Ulrick Beck e Zygmunt Bauman sui rischi dell’individualismo già all’inizio del 2000: la sfida oggi è quella di sottrarre ai populisti l’importante tema della ricostruzione del sociale, invocato da gran parte dei ceti popolari e medi, in modo da realizzare una società includente e democratica. Un’alternativa sia al modello neo-comunitario e xenofobo incarnato da Trump o da Salvini sia a quello neo-liberale globale esaltato, ormai fuori tempo massimo, proprio da Marzano e Urbinati.