«Siamo nel campo delle forze progressiste. Ma con un certo tipo di Pd non abbiamo mai avuto un gran feeling, basta dire che a Parma, Cerveteri e Latina governiamo con il Pd all’opposizione». Alessio Pascucci, classe 1982, è sindaco di Cerveteri, fondatore insieme al sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ex M5s, della rete Italia in comune di cui è coordinatore nazionale. «È ovvio che molte scelte che il Pd ha fatto nei territori non le condividiamo», ragiona.«Nonostante questo il Pd è un interlocutore importante. In altri comuni amministriamo insieme. Con il Pd alle regionali della Sardegna abbiamo sostenuto Massimo Zedda, in Piemonte sosterremo Sergio Chiamparino».

Ora con l’elezione di Zingaretti a segretario cambia qualcosa?

Ci auguriamo che con lui il Pd cambi il Pd e smetta di fare scelte che noi consideriamo sbagliate.

Faccia qualche esempio.

La gestione del tema dei migranti sulla quale ha adottato politiche che di fatto hanno fatto il gioco di Salvini. E non solo. Il Pd è stato così litigioso che spesso le diatribe interne hanno sovrastato anche l’azione politica. Nei territori ha fatto anche scelte di candidati indigeribili, per ragioni personalistiche, che hanno portato a sconfitte. Non sempre è stato un esempio di buon governo delle comunità. Nel periodo renziano il Pd si è fatto trasportare dal populismo, pensando alle elezioni del giorno dopo e non a progetti di ampio respiro.

Zingaretti vi ha mandato a dire che vi vuole incontrare, anche in vista delle europee.

Per le europee abbiamo un’interlocuzione già avviata con i verdi. Ci presenteremo senz’altro con loro. Stiamo dialogando anche con Possibile, con Diem 25 e con +Europa per capire se la nostra accoppiata di partenza possa essere ampliata. Il progetto che ci aveva proposto Carlo Calenda non ci aveva convinto, ma del resto mi pare che in fondo non abbia convinto nessun altro. Se Nicola vuole confrontarsi con noi lo ascolteremo. Ma in Europa noi facciamo riferimento alla famiglia verde, non a quella socialista. Per le europee la strada è già tracciata. Poi vedremo.

A proposito di Chiamparino, il primo atto di Zingaretti, da segretario, è di dargli manforte per la realizzazione del Tav. Siete d’accordo?

Siamo un partito fondato sulla concretezza, non a caso nasciamo dagli amministratori locali. L’analisi costi-benefici del ministro Toninelli non ci ha convinto, neanche un po’. Italia in comune ha una parte di amministratori, soprattutto quelli del Nord est e del Nord ovest, estremamente favorevoli ala Torino-Lione. Non è un nostro cavallo di battaglia, ma certo siamo contrari a fermare le grandi opere. Sappiamo che, in Italia, in tanti casi siano progettate senza rispetto per l’ecosostenibilità e spesso senza portare tutti i vantaggi che potrebbero. Ma non siamo contrari a priori a nessuna grande opera. Lo sviluppo deve passare per l’economia circolare e l’ecosostenibilità, ma anche per interventi nella nostra rete infrastrutturale.

In futuro, alle elezioni politiche, potreste essere la gamba civica di una ipotetica alleanza di centrosinistra?

Alle elezioni nazionali potremmo far parte di una coalizione di centrosinistra. Ma ci interessano tre cose. Il programma, ovviamente. È imprescindibile, anche se non se ne parla. Non credo che gli elettori che domenica sono andati ai gazebo del Pd conoscessero le differenze programmatiche fra i tre candidati. La seconda cosa è il metodo della formazione delle liste e la loro rappresentatività. Non si possono catapultare nomi in collegi considerati sicuri ma senza alcun legame con il territorio. Infine i valori. Abbiamo una carta dei valori, spesso viene condivisa anche dal Pd, a parole. Nei fatti succede altro. Faccio l’esempio dello ius soli. È inaccettabile che il Pd non abbia avuto la forza di approvare un diritto che di fatto è già urgente nelle nostre comunità, dove bambini nati in Italia vivono accanto ai nostri figli ma a tutt’oggi sono discriminati. C’è bisogno di coraggio, ci auguriamo che Zingaretti abbia questo coraggio. Non firmiamo assegni in bianco. Così come non aderiremo a un progetto Pd-centrico, che è quello che di solito il Pd propone e che alla prova dei fatti neanche funziona.

Dettate già delle condizioni?

Siamo consapevoli di non avere la forza elettorale del Pd. Ma abbiamo la nostra dignità. E spesso siamo votati dai delusi dal Pd. È un valore per tutti, va capito e coltivato.
Il Pd ha detto no all’alleanza con i 5 stelle. Qual è la vostra opinione?
All’inizio della legislatura abbiamo tifato per l’alleanza fra Pd e 5 stelle per scongiurare quello che puntualmente è successo, il governo della Lega e l’asse politico del paese spostato sulla destra sovranista e violenta. Oggi i 5 stelle hanno perso il loro principi morali e si sono schiacciati sulle scelte di Salvini sono per restare al governo. Oggi rappresentano l’incompetenza al potere. Un partito serio, un movimento serio, oggi ha difficoltà a dialogare con loro.