Sarebbe stato in bella compagnia, Ignazio Marino, se avesse accettato la scorta di “quarto livello”, il più basso in termini di rischio, nuovamente caldeggiata dal prefetto Giuseppe Pecoraro in una missiva trasmessagli poco prima di Natale. Ma il sindaco di Roma, abituato a muoversi in bicicletta nel centro storico dove abita e lavora, dopo una lunga riflessione, ieri ha formalmente rifiutato. Un approccio calvinista, il suo, per segnare, anche in questo campo, la distanza siderale dal suo predecessore, l’ex sindaco Gianni Alemanno, che ancora, malgrado sia stato raggiunto da un avviso di garanzia per «associazione a delinquere di stampo mafioso» nell’ambito dell’inchiesta sulla “Mafia Capitale”, usufruisce di una scorta.

Poco più di venti giorni fa, il 4 dicembre, dopo un incontro al vertice in Campidoglio, il prefetto aveva proposto al primo cittadino di «rinunciare a girare con la sua bicicletta» perché, aveva sostenuto, «ci sono intercettazioni che confermano che un’esposizione del sindaco c’è e va valutata con le altre forze dell’ordine». Ma Marino qualche giorno fa ha preannunciato il rifiuto opposto ieri formalmente: «A Roma abbiamo già un migliaio di persone che vivono sotto scorta – aveva detto – per alcune è essenziale, per altri, soprattutto nella categoria dei politici, è una comodità per avere la macchina di Stato. Se non è proprio necessario io credo che i cittadini non debbano pagare questo costo. È meglio che quegli uomini siano utilizzati, ad esempio, per la sicurezza delle nostre periferie».

In effetti, sono centinaia, nella sola Capitale, le personalità che hanno a disposizione una scorta di “quarto livello”, ossia un’auto non blindata e un paio di agenti che a turno si occupano della loro protezione personale. Ma si può arrivare al migliaio se si considerano anche le altre tipologie di scorta, quelle che, salendo via via di livello, prevedono: un’auto blindata con due agenti fissi, due auto blindate e tre agenti, fino al “primo livello”, concesso ai vertici delle istituzioni, che consiste in due o tre auto blindate con 3 agenti per auto.

Sotto scorta pubblica, oltre a politici, magistrati e qualche giornalista, anche personaggi come il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e ex sindaci come Gianni Alemanno. Il quale però nel giorno di Natale è tornato a parlare. Assicurando che presto riuscirà a chiarire la sua posizione e a liberarsi di ogni «infamante e insopportabile accusa», come ha scritto in una lettera aperta divulgata via twitter nella quale fa appello ai suoi elettori e camerati di credere ancora nel condottiero che fu. «Debbo chiedere a tutti quanti voi – scrive l’ex sindaco – proprio nel momento in cui vi auguro Buon Natale, di non dubitare. Non esiste un altro Gianni Alemanno oltre quello che avete conosciuto nella militanza e nell’impegno istituzionale, dove ho fatto della lotta alla criminalità organizzata, in ogni forma, uno dei fondamentali punti di riferimento».

Anche il Pd lavora per ricostruire il partito a Roma. Lo fa con l’ex ministro Fabrizio Barca che. incaricato da Orfini, ha avviato un lavoro di mappatura «su due piani: uno sulla struttura del partito sul territorio, e l’altro per ridisegnare una mappa della città vera, dei cittadini, dei loro servizi e disservizi». Il progetto «MappailPd», si può seguire in tempo reale su twitter e Facebook.