Il nuovo sindaco leghista di Ferrara inaugurerà il pride. Roba da far impallidire Fontana e Pillon. Eppure uno dei primi atti del neoeletto Alan Fabbri è stato ricevere una delegazione di Arcigay in municipio. «È stato un segnale che abbiamo molto apprezzato – afferma la presidente provinciale Eva Croce -. Abbiamo portato con noi il documento politico preparato in occasione del 17 maggio, che presentava alcune istanze e di continuità rispetto alle passate amministrazioni, e di programmazione per i prossimi anni».

Nello specifico gli esponenti lgbti hanno chiesto rassicurazioni in merito alla possibilità di continuare l’educazione nelle scuole e di proseguire i tavoli istituzionali sulle tematiche arcobaleno. A questo si aggiunge la rassicurazione di poter continuare a utilizzare gli spazi di Via Ripagrande 12, sede dell’associazione, e di continuare a percepire contributi per le proprie iniziative.

«Se penso al Congresso di Verona o ad iniziative di altre nuove giunte leghiste – aggiunge Croce -, queste sono premesse che che ci fanno sperare che questa amministrazione possa andare in discontinuità con le affermazioni di alcuni rappresentanti nazionali della Lega, permettendoci di lavorare in sinergia».

Oltre alla mano tesa alle iniziative contro l’omofobia, il sindaco ha assicurato che sarà presente il 28 giugno al Ripagrande Pride (la tradizionale festa di strada delle associazioni Lgbti+ di Ferrara).

Che Fabbri fosse rara avis nel coacervo di omofobia padana non era in effetti un mistero. Glielo riconobbe pubblicamente – correva l’anno 2013 – l’allora presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani. Nella sua Bondeno non ebbe problemi a far affiggere manifesti contro l’omofobia raffiguranti due uomini e due donne che si baciavano. Un selfie saffico anti Salvini di Gaia e Matilde ante litteram. «Conosco Alan Fabbri da parecchi anni ormai – affermava Romani – e devo dire che sulle tematiche che riguardano la discriminazione e i diritti negati alle persone gay, lesbiche e trans ho sempre trovato un interlocutore aperto e libero da pregiudizi, sempre pronto a collaborare e fare la sua parte affinché anche a Bondeno i cittadini e le cittadine gay, lesbiche e trans si sentissero considerati e trattati allo stesso modo del resto della cittadinanza».

Va detto che ad accogliere la delegazione Lgbti c’era anche – si ignora a quale titolo – l’assessore in pectore Nicola “Naomo” Lodi, noto alle cronache nazionali per aver aizzato i pescatori di Gorino ad erigere le barricate per impedire l’arrivo di dodici ragazze dalla Nigeria. Fino a pochi mesi fa Lodi si faceva fotografare accanto alle iniziative del Popolo della Famiglia. Attorno al collo mostrava tronfio il cartello “Per me la famiglia è mamma, papà e figli, il resto è macedonia”. Adesso, conquistato il municipio, si fa immortalare mentre abbraccia la presidente di Arcigay.

Per la cronaca, ora è dibattito in città negli ambienti di sinistra sull’opportunità o meno di far aprire un pride a un sindaco leghista.