Varese, Como, Monza e Brianza stanno subendo con forza la seconda ondata di Covid-19 in Lombardia e le strutture ospedaliere sono allo stremo. Davide Galimberti sindaco di Varese  del Pd spiega che «da giorni si sono riconverti diversi reparti per ospitare pazienti Covid. Nella giornata di mercoledì sono stati creati 20 posti letti in un ospedale riattivato durante la prima ondata. La situazione è di grande sofferenza».

Per il primo cittadino della Città Giardino «la grande preoccupazione è legata al fatto che questa riconversione porta a una impossibilità di proseguire la cura ordinaria di patologie diverse dal Covid». Una situazione completamente diversa da quella vissuta in primavera. «Nel corso dell’estate – dice Galimberti – ho la sensazione siano stati divulgati dei messaggi estremamente negativi da una parte della scienza e della medicina, ma anche della politica che hanno sottovalutato la seconda ondata. In Regione Lombardia si poteva sicuramente fare di più su alcuni temi, come su quello che allarma soprattutto la popolazione più anziana, ovvero quello dei vaccini anti-influenzali che vede una situazione molto critica».

Per quanto riguarda gli ospedali Galimberti ricorda che «il tema del personale è uno dei grandi temi che oggi impedisce l’attivazione di nuovi posti letto. Le strutture ci potrebbero anche essere ma manca il personale». Per il sindaco «è stato fatto anche un errore, all’epoca segnalato ma senza ascolto, nell’inserire dentro i destinatari di “quota 100” anche il personale sanitario. Certo all’epoca non si poteva nemmeno immaginare una pandemia globale, ma indubbiamente una norma di quel tipo ha contribuito a rendere ancora più deboli le strutture ospedaliere».

Secondo il sindaco, lo scontro di competenze esistente tra Regione e Governo è mediato in maniera positiva dall’Anci. Ma nonostante «dal punto di vista formale ci sia un appuntamento, ogni due o tre giorni, tra i sindaci dei capoluoghi di provincia e la Regione per fare il punto della situazione e in alcuni momenti anche con le autorità sanitarie, la situazione di debolezza della Regione non aiuta certamente in questo momento. Dovremmo avere una Regione molto più forte e autorevole e soprattutto una struttura sanitaria che supporti adeguatamente i territori».

Il primo cittadino varesino dopo la questione sanitaria è certamente preoccupato anche per la situazione sociale ed economica, per questo pensa che la sfida per lo Stato sarà quella di sapere essere tanto veloce nell’erogare concretamente i supporti a reddito e imprese quanto è stato veloce nel prevederli e metterli a bilancio. Per Galimberti «la Regione Lombardia essendo stata colpita per prima nel paese, stante la sua storia e capacità di saper essere punto di riferimento economico per l’Italia, potrebbe fare di più anche sul fronte degli aiuti, soprattutto nei confronti di alcune categorie», «se si abbinassero gli aiuti già stanziati dallo Stato con le ulteriori risorse che potrebbe mettere a disposizione la Regione Lombardia sarebbe un modo per supportare le imprese, lavoratori e lavoratrici in difficoltà».