Il palazzo del Comune è deserto, siamo nel cuore delle ferie d’agosto, ma il sindaco Renato Accorinti è sempre lì. Ci accoglie nel suo ufficio per parlare del grande porto che dovrà sorgere a Tremestieri, nella zona sud di Messina, e risolvere I problemi di mobilità urbana e di inquinamento che affliggono la città dello stretto da oltre mezzo secolo.

Sindaco, lei ha legato il suo nome e il suo volto alla battaglia contro il ponte sullo Stretto di Messina, oggi invece siamo qui per parlare di un altra grande opera che però nell’immaginario collettivo è l’esatto contrario.
Messina ha cominciato a cambiare quando le sue strade si sono riempite di persone che hanno rifiutato l’idea che tutti i problemi del nostro territorio potessero essere risolti da una megaopera devastante per l’ambiente e che ha assorbito per decenni tutte le risorse impiegabili per uno sviluppo sostenibile e compatibile con i diritti delle persone. Il nostro no al ponte è stato sempre accompagnato dalla richiesta di investimenti in “piccole opere” di prossimità, oggi siamo finalmente in grado di realizzare la più importante di queste opere.

Un nuovo porto da sei approdi al posto dei due imbarcaderi d’emergenza che sono stati realizzati per allentare la morsa dei tir sul centro cittadino. Perché quest’opera rappresenta una svolta per la città dello stretto?
Per tre motivi fondamentali. Innanzitutto per liberare la città dall’attraversamento dei mezzi pesanti, dare ossigeno alla nostra economia creando nuovi posti di lavoro e restituire a Messina la sua vocazione turistica e marinara. Paghiamo da mezzo secolo un prezzo altissimo in termini di vite umane, inquinamento, traffico. Con la realizzazione di questo porto le cose comincerebbero a cambiare.

Come?
Immaginate un continuo via vai di mezzi pesanti lungo via del Corso a Roma. Così abbiamo vissuto noi dalla metà degli anni sessanta in poi. Prigionieri dell’intero traffico merci fra la Sicilia e l’Europa. I dati dell’autorità portuale di Messina dicono che si è raggiunta la media di un milione di tir all’anno. Una violenza che ci è costata cara in termini di vite umane. I due approdi d’emergenza già operativi nei luoghi dove sorgerà la nuova infrastruttura hanno contribuito a rendere meno pesante questa situazione, ma è bastata qualche giornata di burrasca per riempirli di sabbia e renderli inutilizzabili per mesi. Quando il nuovo porto sarà realizzato, invece, potremo trasferirvi tutti gli approdi dedicati al gommato, dall’attraversamento dello stretto alle autostrade del mare, e recuperare al turismo aree costiere importantissime. Il miraggio del Ponte ha bloccato qualsiasi progetto alternativo di sviluppo della città, nella nostra visione invece il rapporto con il mare è prioritario. Il porto a sud ha già stimolato l’interesse di importanti compagnie di navigazione a investire da noi per realizzare nuove autostrade del mare, nello stesso tempo la liberazione di quelle aree oggi occupate dai traghettatori privati permetterà di realizzare un porto turistico senza consumare ulteriori porzioni di territorio e danneggiare ulteriormente l’ecosistema. In questo disegno si inscrive anche la trattativa con l Autorità Portuale cittadina per ridisegnare le reciproche competenze territoriali. Per me il Comune deve avere titolarità su tutte le aree che potrebbero essere utili ad un progetto di sviluppo sostenibile.

Quando si parla di opere pubbliche è inevitabile il tema dei poteri speciali ai soggetti attuatori. Per molti è un lasciapassare che aumenta il rischio di infiltrazioni criminali e permette di aggirare garanzie di trasparenza e controlli ambientali. Lo stesso governo è restio a concederli come in passato. Lei ha cambiato idea su questo?

Ho sempre lottato contro la corruzione e le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e non ho cambiato idea adesso. Il governo Renzi è più prudente del passato per quanto riguarda la concessione di poteri speciali e io sono d’accordo, ma la nostra richiesta al ministro Del Rio non nasce dal desiderio di bypassare le normali procedure, ma dal fatto che questo progetto è il prodotto di un’emergenza fin dal suo concepimento. I due approdi esistenti furono realizzati mediante poteri speciali concessi al Prefetto nei primi anni duemila proprio per affrontare il problema del traffico pesante in centro città. Sarebbe strano fermarci ora che il progetto ha superato tutti gli esami degli organismi competenti e che c’è una gara espletata con un vincitore pronto ad aprire i cantieri. Chiudere il procedimento adesso seguendo le vie ordinarie significherebbe solo perdere altro tempo e rischiare di non partire più.

Il ministro delle infrastrutture Del Rio ha posto come condizione per la concessione dei poteri speciali che la richiesta fosse fatta propria da tutte le istituzioni locali, mentre il Pd, per bocca del suo deputato Alfredo D’Attorre, ha espresso perplessità sulla vicenda dichiarando di sentirsi maggiormente garantito dal Prefetto o da un commissario di Governo. Come risponde?
Mi spiace molto che nessun esponente democratico, a partire dall’on. D’Attorre, abbia sentito il bisogno di confrontarsi con l’amministrazione comunale nei tanti tavoli istituzionali che ci sono stati. Quanto alle condizioni poste dal governo, posso aggiungere che stiamo lavorando in questa direzione. Ieri sono stato a Palermo per sottoporre la richiesta dei poteri speciali anche al presidente Crocetta che ha ribadito per l’ennesima volta il suo impegno in tal senso, come pure hanno fatto tutti i parlamentari eletti a Messina. Se per i democratici poi il problema sono io, vorrei rassicurarli: non chiedo di diventare Superman, se i poteri saranno conferiti al prefetto o a un’altra istituzione va bene lo stesso. A me importa lavorare per il bene della città.