Sabato pomeriggio alle 16 Melegnano scende in piazza contro il razzismo che ha colpito uno dei suoi abitanti, Bakary Dandio. Il ragazzo 22enne con la passione per il calcio adottato dai combattivi Paolo Pozzi e Angela Bedoni. La manifestazione è stata indetta dal sindaco Rodolfo Bertoli, architetto che dal 2017 guida il paese in provincia di Milano con una maggioranza di centrosinistra. «Abbiamo deciso che si tratterà di una camminata – spiega Bertoli – alla quale si potranno portare anche fischietti per far sentire forte la vicinanza alla famiglia Pozzi e ribadire il no a ogni forma di razzismo».

La vicenda inizia la scorsa settimana quando nei pressi della casa di Bakary compare una prima scritta xenofoba: «Pagate per questi negri di merda. Italiani = merda». Lunedì il secondo insulto, sullo stesso muro: «Morte al negar» e una svastica. Il fatto che il simbolo nazista sia stato disegnato al contrario e che l’espressione risulti un’imitazione del dialetto locale ha spinto il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro, che sta indagando sul caso, a dichiarare: «Stiamo concentrando le indagini soprattutto su persone di poca cultura o stranieri».

L’EPISODIO ha assunto rilevanza nazionale quando la madre di Bakary lo ha contestualizzato nel clima di razzismo sempre più pesante. «Questa situazione è determinata anche da pronunciamenti, comportamenti, atti legislativi di forze politiche e di alcuni loro esponenti, sia della maggioranza che dell’opposizione – ha dichiarato – ci riferiamo, ad esempio, a un malinteso senso di tutela dei cittadini italiani e dei confini nazionali e a una sistematica campagna di disinformazione rispetto alla reale rilevanza dei flussi migratori».

La donna ha poi aggiunto: «C’è un clima di caccia allo straniero, diverso da quello che si respirava solo 3 anni fa. L’immigrazione non è un problema, qualcuno l’ha fatta diventare tale. C’è un decreto sicurezza che toglie il permesso umanitario e manda tante persone per strada».

BAKARY stesso ha ottenuto il soggiorno per protezione umanitaria. «Con il decreto Salvini non l’avrebbe mai preso, ma già con il decreto Minniti era difficile rinnovarlo – ha affermato il padre ai microfoni di Radio Capital – Non abbiamo detto sia direttamente colpa del ministro dell’Interno, ma il riflesso di un clima che deriva dalle dichiarazioni e dagli atti legislativi di questo governo».

Il riferimento è alle parole di Matteo Salvini che aveva definito «bizzarro» legare «le scritte razziste di un cretino su un muro al decreto sicurezza». Toni smorzati dopo le dichiarazioni iniziali: «Io rispetto il dolore di una mamma, abbraccio suo figlio e condanno ogni episodio di razzismo. Ma la signora rispetti la richiesta di sicurezza e legalità che arriva dagli italiani, che io concretizzo da ministro». Parole che suonano, queste sì, «buoniste» nei confronti di chi diffonde odio, firmandosi tra l’altro con il simbolo del nazismo.

SOLO NELLE ULTIME 36 ORE a Napoli un uomo di 51 anni del Benin, residente in Italia da 28, è stato aggredito da una baby gang con spray urticante e insulti razzisti. A Foligno un maestro supplente ha umiliato un bambino nero, e forse anche la sorellina, costringendolo a rivolgersi verso la finestra perché «troppo brutto per essere guardato». A Roma, nel quartiere Portuense, un 12enne è stato picchiato ed è finito in ospedale: «È la terza volta che accade – hanno detto i genitori, ingegneri egiziani – Perché nel quartiere ci sono tanto odio e razzismo?».