Una settimana: è il tempo impiegato da Regione Lombardia per dare una risposta (vaga) ai sindaci di alcuni comuni dell’hinterland milanese che lamentavano malfunzionamenti al database per il conteggio dei casi Covid. Il «cruscotto», come chiamato confidenzialmente nei municipi, tiene il conto, comune per comune, dei nuovi malati e dei pazienti negativizzati. Numeri di positivi raddoppiati, cancellazione di vecchi dati: ecco cosa hanno trovato i sindaci accedendo alla piattaforma. Qualcuno tra loro ha sollevato il dubbio che questo caos possa aver influenzato le decisioni del Cts sulla zona rossa. Fontana, alzatosi il polverone mediatico, ha voluto precisare che «i dati utilizzati per effettuare le valutazioni provengono da un altro flusso». A quanto risulta, i dati inviati a Roma sono raccolti quotidianamente dai laboratori d’analisi che effettuano i tamponi e trasmessi poi dalla Direzione Generale del Welfare secondo un modulo standard per tutte le Regioni. Ai comuni, invece, vengono comunicati direttamente dal Pirellone. «Perché i dati che riceviamo non sono gli stessi che arrivano a Roma?». È la domanda che si pone Alfredo Simone Negri, sindaco di Cesano Boscone, comune di circa 23mila abitanti a sud-ovest di Milano. Anche lui, come la sindaca di Peschiera Borromeo, Caterina Molinari, che per prima aveva notato il problema, ha riscontrato conteggi a dir poco fantasiosi.

Cosa non ha funzionato nella gestione dei dati, finora?

Dall’inizio della pandemia, abbiamo già cambiato quattro volte metodo di trasmissione dei numeri. Nei primi mesi, ci veniva inviata una Pec per ogni cittadino positivo. Poi, una quotidiana. Con il «cruscotto» siamo al quarto tentativo. Funzionerebbe anche bene se fosse chiara la provenienza dei dati. Ma pare che siano diversi rispetto a quelli che riceve il Cts e non me ne spiego il motivo.

Come si è accorto che qualcosa non andava?

Ho sempre seguito l’andamento dei contagi nel mio comune. Quindi, quando, da un giorno all’altro, il database mi segnalava 1.400 nuovi positivi e 0 negativizzati (da inizio pandemia, ndr), mi sono detto che c’era un errore. Il giorno successivo la situazione non era cambiata. A quel punto, con altri colleghi, ci siamo accorti che non si trattava di casi isolati.

Ora il problema è risolto?

A oggi, (ieri per chi legge, ndr), il sistema è ancora in tilt e da Aria solo una nota che ci avvisa della presa in carico della situazione. Una settimana dopo le nostre segnalazioni. Sa cosa vuol dire per un sindaco avere dati falsati? Se l’errore fosse stato meno evidente, come è stato nel mio caso, ma significativo, avrebbe potuto spingere ad adottare misure più restrittive, magari per limitare un focolaio. E questo avrebbe potuto provocare danni economici, per esempio.

Sui vaccini anti-Covid, avete avuto notizie?

Forse aspettano l’arrivo delle dosi prima di organizzare la campagna sul territorio. Noi sindaci non sappiamo né quando né come avvieremo la campagna di immunizzazione. Speriamo solo che non decidano di farci vaccinare tutti in ospedale, altrimenti i tempi saranno molto più lunghi del previsto. Altro che assegnazione in base al Pil!