Lo aveva detto il giorno dopo lo scandalo che ha travolto il Comune. «Potrei dimettermi», e lo ha fatto. Il sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, ha lasciato il proprio incarico. La decisione è legata agli ultimi arresti per le tangenti negli appalti del post terremoto, che hanno travolto l’amministrazione da lui guidata, e alle dichiarazioni del ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia, delegato dal governo a gestire la ricostruzione dei centri del cratere sismico.

«Dal 2009 ad oggi – ha affermatoTrigilia – sono stati spesi 12 miliardi di euro. Se siano stati spesi bene o no, io non lo posso sapere. Non c’ero. La magistratura è intervenuta più volte per verificare presunte irregolarità. Naturalmente auguriamoci di no, ma se le ipotesi investigative fossero confermate, questa vicenda sarebbe davvero deplorevole, metterebbe in discussione gli sforzi onesti di tanti». L’ultima inchiesta, su un presunto giro di mazzette, si è abbattuta sul Comune come un fulmine: quattro arresti e quattro indagati, accusati, a vario titolo, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica e appropriazione indebita. Tra loro anche assessori, ex assessori e funzionari comunali. Oltre al vice sindaco. Con Cialente in mezzo al ciclone. Da più parti sono piovute richieste di dimissioni. Ci sono state contestazioni. «Impossibile essere credibile – dice Cialente, amareggiato, in conferenza stampa –. Dopo l’inchiesta giudiziaria la macchina del fango che si è messa in moto, anche a livello mediatico. Rimanere qui è un guaio. Ho capito che non sono più utile e forse sono un ostacolo. Ho deciso nell’interesse della città. E’ stato lo stesso ministro Trigilia a dimettermi quando ha detto: “Il Comune non chieda più soldi”, e poi, in una riunione all’università, si è soffermato sulla necessità di un “piano di rilancio dell’ateneo” e di “un piano regolatore, senza il sindaco”. Lascio L’Aquila con un piano strategico – evidenzia Cialente – e con la possibilità che arrivino nuove imprese. Tenetevi stretta la ricostruzione e il cronoprogramma: chiedo scusa a quanti in queste ultime ore mi hanno pregato di non mollare, ho retto finché ho potuto».

E ancora contro il governo Letta: «Non è mai successo né con il governo Berlusconi né con il governo Monti che i miei interlocutori non rispondessero al telefono. Ho chiamato più volte ministri e dirigenti di questo governo, ma nessuno mi ha risposto e questo è umiliante, non per Cialente, ma per il suo ruolo di sindaco. – aggiunge l’esponente del Pd, parlando in terza persona – Ho pagato il fatto di aver rimosso le bandiere tricolori dalle sedi comunali e di aver riconsegnato la fascia da sindaco. Nelle ultime ore – sottolinea – ho subito anche una campagna stampa denigratoria. Ho dato tutto me stesso, ma non sono stato abbastanza forte: sono rammaricato perché ho perso, hanno vinto altri».