La rinuncia alla concessione ottenuta dal ministero dello Sviluppo economico da parte della Petroceltic Italia lo scorso 9 febbraio, è soltanto una battaglia vinta: la guerra, contro le trivelle e le multinazionali del petrolio, è ancora molto lunga. Lo sa molto bene il sindaco delle Isole Tremiti, Antonio Fertini, da tempo in prima linea nella battaglia contro le trivellazioni in mare alla ricerca di gas e petrolio.

Sindaco Fertini, la rinuncia della Petroceltic nove 9 anni dalla presentazione dell’istanza, può considerarsi una vittoria, o no?

La rinuncia della multinazionale irlandese è sicuramente importantissima per il nostro mare e le nostre isole. Peraltro, la concessione era stata data per una cifra irrisoria: per meno di duemila euro all’anno. Certamente noi, per il momento, siamo più tranquilli: ma vorrei ribadire ancora una volta che questa mia, nostra battaglia, non è fatta solo per proteggere le isole Tremiti e il nostro spicchio di mare. Ma anche e soprattutto per tutto ciò che ci circonda e per il futuro dei nostri figli.

Tra due settimane si vota per il referendum, lei che sensazioni ha? Si raggiungerà il quorum?

Questo non lo so. Sono certo che in Puglia ce la faremo. Credo però che debbano votare sì e andare alle urne in massa non solo i cittadini delle zone interessate dalle concessioni petrolifere. Io vorrei votassero in tanti «sì» anche a Milano e Torino e in tutto il nord Italia e via dicendo. Perché la questione ambientale riguarda tutti noi: dobbiamo dire basta alla politica economica basata sullo sfruttamento degli idrocarburi e sposare la via delle energie rinnovabili. Siamo rimasti l’unico paese in tutta Europa che ancora procede su questa strada senza senso. Anche dalla conferenza Cop 21 di Parigi mi pare sia arrivato un segnale piuttosto chiaro in questo senso: entro il 2050 soltanto il 20% dell’energia dovrà provenire dagli idrocarburi mentre l’80% dalle fonti rinnovabili, cos’altro stiamo aspettando?.

Il movimento del No alle trivelle ha visto soprattutto la mobilitazione delle popolazioni dell’Adriatico, in Puglia in particolare della zone di Manfredonia, del Gargano e la vostra.

Io credo che questo dipenda soprattutto dalla conoscenza che anche le popolazioni locali e le istituzioni hanno del territorio in cui abitano. Il mar Adriatico è quasi chiuso, è una sorta di grande lago. Le faccio un esempio: se oggi ci fosse un incidente alle piattaforme petrolifere a Ravenna, il danno ambientale lo subiremmo anche noi, perché lo sfogo delle acque è solo ad Otranto. Tra l’altro, pensano, sbagliando, di risolvere il problema delle perdite di petrolio con l’utilizzo dei solventi: che però altro non fanno che rendere pesante il greggio facendolo posare sul fondo del mare. Una sorta di pietra tombale sul nostro mare.

E’ inevitabile parlare del caso Guidi, dell’inchiesta sul presunto disastro ambientale commesso dall’Eni in Basilicata e di quanto sta avvenendo in queste ore con il terremoto politico sul petrolio che ha colpito il governo. Lei che idea si è fatto?

Io penso che le dimissioni della Guidi siano state un’ammissione di colpa da parte dell’ex ministro, altrimenti avrebbe quanto meno provato a resistere, a difendersi. Per quanto riguarda il governo, io spero che dopo quanto successo e, dopo la grande affluenza che sono sicuro ci sarà al referendum, la notte possa portare consiglio al premier Renzi. Del resto, ad ottobre voteremo per il referendum costituzionale: il 17 aprile la popolazione esprimerà anche un voto politico e il governo non potrà ignorare il suo risultato.