«Stiamo facendo tutto il possibile, io stesso chiederò lo stato di calamità». Alle 12,30 di giovedi 29 ottobre, il sindaco di Messina renato Accorinti è il personaggio politico più ricercato d’Italia, dopo la campagna che su twitter ha mostrato alla nazione il dramma di una città senz’acqua da sabato scorso.

La segretaria lo insegue per i corridoi del Comune ricordandogli, trafelata, «il collegamento con Rai 3 tra quattro minuti, poi alle 14 c’è La7, andiamo in diretta». E mentre fuori dalla sala Giunta attende l’inviato di Frontpage.it, sulle scale di palazzo Zanca, nel frattempo, si materializzano impermeabile giallo e bassotto di Stefania Petix di Striscia la Notizia. «Stiamo facendo tutto il possibile, lavoriamo su più fronti», ripete Accorinti. Quali fronti? Di preciso non lo sa, visto che al tavolo tecnico in Prefettura il sindaco ha preferito andassero il suo vice, Guido Signorino, e l’assessore con delega alla protezione civile Sergio De Cola.

Ruggini col prefetto Stefano Trotta che si trascinano da ormai due anni hanno suggerito al primo cittadino un profilo più basso del solito.

«Stiamo tentando di reperire quante più autobotti possibili da chiunque sia in grado di fornirle», spiega proprio nell’attimo in cui il sindaco di Milazzo, Giovanni Formica, lo chiama per annunciargli che dal capoluogo mamertino di autobotti non è possibile farne arrivare. Allarga le braccia, Accorinti, prima di puntare il dito accusatore. «È un problema più grande, di un territorio massacrato dal dissesto idrogeologico. E di questo deve occuparsi il governo, la Regione. Io che potere ho di intervento su un territorio che non è il mio, che giurisdizione ho su Calatabiano? Quello che posso dire – continua – è che l’Amam (partecipata che si occupa di acqua, ndr) ha lavorato bene e con celerità. Quanto accaduto non è responsabilità di nessuno. Chi ha colpa quando cade una collina, se non chi per anni ha permesso questo scempio del territorio?».

Nel frattempo, lo scenario di una città senz’acqua per dieci giorni si va concretizzando. E va affrontato.

«Ci rivolgeremo anche all’esercito e alla marina per far arrivare le navi cisterna», conclude il sindaco, prima di scappare via per dirette e collegamenti e lasciando che dei dettagli operativi si occupi chi era in Prefettura al tavolo tecnico. Ironia della sorte, tra una settimana ricorreranno i due anni dal patatrac istituzionale che, il 4 novembre del 2013, ha visto Accorinti sventolare la bandiera della pace proprio sotto il naso delle autorità militari, in occasione della festa delle forze armate.

Che oggi proprio Accorinti debba chiedere sostegno e aiuto ai militari è un altro, crudele, scherzo che il destino ha deciso di infliggere a Messina.