H. ha 26 anni, viene dalla Somalia ed è stato riconosciuto come rifugiato dopo un viaggio pieno di rischi che lo ha visto sbarcare a Lampedusa. Racconta di essere arrivato a Castrovillari nel 2014 insieme ad altri connazionali.

In un primo periodo trova lavoro nella zona di Cassano, tra le montagne: è dicembre e di notte fa molto freddo, H. veste sempre con vestiti estivi, ma perlomeno può dormire in una roulotte che gli ha messo a disposizione il suo datore di lavoro. È andato più volte alla Flai Cgil per denunciare lo sfruttamento, ma, spiega il sindacato, nei primi colloqui non si arrivava a nulla perché appariva «sfiduciato e arreso».

Il padrone a un certo punto lo caccia via dalla roulotte, e H. è costretto a dormire diversi giorni all’addiaccio. «L’unità di strada – raccontano i sindacalisti della Flai – l’ha individuato una mattina in un campo e lo abbiamo riconosciuto come il ragazzo della roulotte. Era la settimana di Natale del 2014». «I suoi pantaloni erano leggerissimi, non aveva calze e aveva un paio di scarpe da ginnastica leggere. Nessuna giacca o sciarpa pesante. Era tutto infreddolito e non mangiava bene da giorni e giorni. Gli abbiamo trovato subito degli abiti adatti e fatto mangiare un pasto caldo».

Successivamente H. è stato preso in carico da una collaborazione tra la Flai di Castrovillari e una coop che gestisce una casa alloggio per stranieri, gestita dal Cidis di Cassano Jonio. Nella piana di Sibari non ci sono ghetti costruiti da migranti, essendo una zona spopolata si trovano case ad affitti convenienti.