La notizia è grossa, di quelle davvero epocali.

Ci chiedevamo in questi anni che fine avesse fatto il movimento del ’68, milioni di donne e uomini libertari, pacifisti, rivoluzionari, eretici e tranquillamente senza nome. Ma fu un anonimato che fece tremare per lungo tempo tutto il mondo.

Ora lo sappiamo. Ben 68 – quando si dice il numero – ex attivisti del ’68 con – finalmente, ne sentivamo la mancanza – tanto di nome e cognome «hanno portato il loro sostegno nella campagna per il Sì» al presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Ecco dunque i nomi di conosciuti leader del ’68? No, «noti» – in realtà parecchio sconosciuti – ex esponenti di Avanguardia Operaia, Lotta Continua, Movimento studentesco e Movimento Lavoratori per il Socialismo. Come se il ’68 potesse essere in qualche modo equiparato ai gruppi extraparlamentari. Comunque la frase che più di tutte ci piace è «hanno portato il loro sostegno»: è la stessa, quasi un copia-incolla, dei comunicati della Pravda che descriveva l’arrivo dei giovani pionieri che portavano doni a Stalin. Intanto già si approssimano ben 17 «ex bolscevichi per Renzi»: come festeggiare altrimenti la ricorrenza dei cento anni dell’Ottobre l’anno prossimo?

A quando l’elenco di 67 ex guerriglieri alla macchia con Che Guevara nella Bolivia del ’67: i «Nosotros por el Sì»? Impetuosi, come il grido che già sentiamo, dui (Sì in cinese), dei 34 ex partecipanti alla Lunga Marcia di Mao Tzetung che iniziò nel 1934 del XX secolo scorso. Ora tutti, naturalmente, col nuovo Grande Timoniere. Povero ’68.