Vittorio Arrigoni, attivista italiano in Palestina, pacifista radicale e collaboratore di questo giornale, fu rapito all’uscita da una palestra di Gaza. In un video immediatamente diffuso e pubblicato su You Tube, Vik Utopia, come amava chiamarsi in rete, venne pubblicato bendato e legato. I rapitori accusavano l’Italia di essere uno «Stato infedele» e l’attivista di essere entrato a Gaza «per diffondere la corruzione». Venne inoltre lanciato un ultimatum, minacciando l’uccisione di Arrigoni entro il pomeriggio del giorno successivo se non fosse stato liberato lo sceicco Abu al Walid al Maqdisi e alcuni militanti jihadisti detenuti nelle carceri palestinesi. Il giorno successivo, il corpo senza vita di Arrigoni venne rinvenuto in un’abitazione di Gaza. Secondo le forze di sicurezza di Hamas, la morte sarebbe avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 aprile per strangolamento. Il 19 aprile 2011 le forze armate di Gaza penetrarono nel campo profughi di Nuseirat per arrestare i rapitori. Due terroristi – tra cui il capo, il giordano Abdel Rahman Breizat – rimasero uccisi in un conflitto a fuoco, mentre un terzo venne fermato. Il processo di primo grado si concluse con due condanne all’ergastolo per omicidio e altre due a 10 anni e 1 anno di carcere per rapimento e favoreggiamento. Le pene sono state ridotte in appello.