Metà uomo, metà leggenda. Tutto rivoluzionario. Per alcuni è un eroe e un autentico janatako choro, figlio del popolo. Per altri invece è solo uno scaltro opportunista che ha tradito la sua gente. Pushpa Kamal Dahal, meglio conosciuto con il nome di battaglia di Prachanda, Il fiero, è uscito dalla giungla nepalese dopo due lustri di guerriglia coperto di sudore, foglie e di un’aura di mito che, nonostante le numerose critiche e le crescenti inimicizie, ancora oggi lo avvolge dalla testa ai piedi. Nel 2008, quando divenne primo ministro del Nepal, l’aria era così densa di speranza e di attese che si sarebbe potuta tagliare con un kukri, il tradizionale coltello nepalese a lama ricurva.

Sotto la guida di Prachanda un gruppo di guerriglieri maoisti aveva iniziato 10 anni prima una lotta armata contro la monarchia. Partita nelle regioni inospitali dell’entroterra alle pendici dell’Himalaya, la rivolta si era conclusa con una marcia trionfale nei corridoi dei palazzi del potere, portando, anche grazie alla protesta popolare passata alla storia con il nome di Loktantrik Andolan, all’abdicazione del re, alla fine del regime feudale e alla nascita di una giovane e promettente democrazia. Le paure, le privazioni e le violenze di una guerra civile che aveva insanguinato il Paese dal 1996 al 2006, trascinandolo sull’orlo del collasso economico e lasciando sul campo più di 13mila morti, potevano finalmente cedere il passo alle aspettative di un futuro migliore.

Tutto grazie al figlio di una famiglia di contadini con un diploma in scienze agrarie e un enorme, smisurato carisma. Pushpa Kamal Dahal ha dovuto però fare i conti con la non meno aggressiva e feroce battaglia tra le forze politiche che volevano governare il Paese e dargli una nuova costituzione. Ed è stato allora che la sua parabola politica e personale ha cominciato a curvare verso il basso.

Le elezioni dell’assemblea costituente che si sono tenute ad aprile del 2008 alla presenza di osservatori internazionali hanno sancito la vittoria di Prachanda e del suo Partito comunista unificato del Nepal (maoista), che ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi. Alla sua prima riunione, il 28 maggio, la costituente ha deciso di cambiare la forma dello Stato passando dalla monarchia alla repubblica. Dahal è stato eletto primo ministro ad agosto, giurando di servire il suo popolo e di condurlo lungo il Malemavad ra Prachandapath, il Cammino di Prachanda, un’ideologia basata sul pensiero di Marx, Lenin, Mao Zedong e Manuel Rubén Abimael Guzmán Reynoso, meglio noto come Camarada Gonzalo, storico leader del Sendero Luminoso.

Tra il giurare e il fare, tuttavia, c’è stato di mezzo molto più che un semplice mare. Poco dopo la nomina, Prachanda ha rassegnato le dimissioni per un contrasto con il presidente Ram Baran Yadav, aprendo la strada a un periodo di estrema instabilità che ha portato il Paese a cambiare otto volte primo ministro in otto anni. Ad agosto scorso, a 87 mesi di distanza dalla fine del primo mandato, Prachanda è tornato a sedersi sulla poltrona di primo ministro. Lo attende un compito non facile: emendare nuovamente la Carta fondamentale per ridisegnare i confini della regione del Terai, che ospita la minoranza di etnia Madhesi, in cambio dell’appoggio che questa ha fornito al neo eletto governo.