Il decreto sulle carceri è passato al Senato. Non è lo stesso testo che il governo aveva inviato. I senatori lo hanno peggiorato e neanche poco, però l’anima del provvedimento per ora è salva. Sempre che la camera non danneggi ulteriormente. La scelta positiva di fondo è quella di intervenire non «in uscita», con qualche misura svuotacarceri che sarebbe comunque necessaria, ma «in entrata», sostituendo per i reati di non forte allarme sociale il carcere con i domiciliari e le misure alternative alla detenzione. Il Senato ha però messo paletti robusti: ha inserito tra i reati che precludono i domiciliari, con l’incendio doloso e le violenze in famiglia, anche il furto aggravato. In secondo luogo ha salvato una parte della legge ex Cirielli, quella che salvava dal carcere gli incensurati ma vietava le misure alternative, i permessi e i domiciliari ai recidivi. Come ha detto in aula De Cristofaro (Sel) era «garantista con i garantiti e giustizialista con i socialmente giustiziati». Tra le leggi che in pochi anni hanno aumentato di un terzo la popolazione carceraria (da 40 a oltre 60mila detenuti) e provocato la censura europea, con annessa minaccia di sanzioni, la ex Cirielli figura in testa alla classifica. Il governo l’aveva cancellata. Il Senato l’ha parzialmente ripristinata: quando cioè la recidiva si realizza nell’arco di cinque anni, restano i divieti della ex Cirielli. A vuoto, inoltre, il tentativo di limitare i danni di un’altra legge criminogena, la Fini-Giovanardi sugli stupefacenti. Il senatore pd Casson aveva proposto un emendamento che escludeva la carcerazione per i tossicodipendenti che stiano seguendo percorsi di riabilitazione. Niente da fare. Il Pdl ha fatto muro e la Fini-Giovanardi è rimasta intatta. Non resteranno invece intatti gli agenti penitenziari. Dal decreto è infatti saltata la norma che aumentava la tassa sulle sigarette elettroniche per raggranellare i 35 milioni necessari a salvare i dipendenti dell’amministrazione penitenziaria. In definitiva, si è registrata ieri la difficoltà, forse l’impossibilità, di modificare strutturalmente le leggi criminogene con una maggioranza che conta al suo interno chi quelle leggi le ha volute. Tanto più che il Pdl è incalzato da un Lega agguerrita, che ha combattuto emendamento per emendamento (spesso con l’appoggio del M5S), ha ottenuto cospicui risultati peggiorativi e alla fine ha ugualmente inscenato la sua manifestazione a uso degli elettori amanti della forca tirando fuori a ripetizione, durante le dichiarazioni di voto, cartelli del tipo: «Donne attente, escono gli stalker». Grazioso. In materia di giustizia, le carceri non sono state l’unica voce a tenere banco ieri a palazzo Madama. La commissione Giustizia avrebbe dovuto approvare in via deliberante, cioè definitiva, la nuova legge sul voto di scambio. La Camera aveva però modificato il testo sostituendo la “promessa” di voti in cambio di favori con il «procacciamento» degli stessi e specificando che la vendita dei voti doveva avvenire «consapevolmente». Parolette che, secondo i pm e Roberto Saviano, capovolgono il senso della legge rendendo quasi impossibili le indagini. Tutto rinviato a lunedì prossimo, con il Pd deciso a ripristinare la formula originaria. Sempre che il Pdl sia d’accordo. Al momento non lo è.