A mano libera, perfino sulle buste squartate. Con un tratto inconfondibile, poco accademico e molto artistico. Senza interruzioni, attraverso i decenni. Gino Belloni non è stato solo ordinario di Letteratura italiana, ma si è «rilassato» in punta di penna o matita fino a produrre un vero e proprio catalogo originale dell’Ateneo di Venezia.

Caricature e ritratti (a cura di Riccardo Drusi e Sergio Marinelli, Scripta edizioni, pp. 112, euro 14) mette in fila le opere artistiche di Belloni. Dal volto del padre Piero che risale al 1969 fino alla rappresentazione «goliardica» di Gianfranco Folena, Mario Isnenghi, Marino Berengo o Umberto Galimberti, tutti immortalati durante le loro sedute accademiche. Disegni tutt’altro che amatoriali come quelli di Alberto Moravia, Chiara Frugoni e Mario Geymonat. Ma anche scorribande libertarie, nel caso della «crocifissione» con l’autore nella parte del «ladrone da sinistra, mona».

Un centinaio di ritratti originali che sono anche esposti fino al 12 aprile all’interno del Dipartimento di Studi Umanistici di Ca’ Foscari. Rappresentano l’omaggio dell’Università allo studioso appassionato soprattutto di Petrarca e tuttavia consentono di andare a caccia dell’altro Belloni, quello che non rinuncia mai ad uno sguardo innocente e spassionato.

«La galleria che ne sortisce si vorrebbe rappresentativa d’un ambiente umano e un clima culturale nella sua lunga evoluzione. Ciascuno, secondo età anagrafica o progressione di carriera, identificherà o meno gli effigiati, e in essi talvolta si riconoscerà (o meno), con reazione diversa e libera così come diversi sono stati gli spunti all’origine dei disegni, e libera la mano e l’intenzione di chi li ha realizzati» spiegano i promotori dell’iniziativa.
Il «catalogo» restituisce già la costanza artistica di Gino Belloni che rispecchia in un guizzo tante personalità: Franco Fortini è immortalato sul foglio volante con il logo della piccola azienda grafica di provincia; Emanuele Severino con il profilo del suo essere parmenideo; Bepi Mazzariol addirittura solo di spalle; Laura Memmo accigliata e concentrata sul fluire della penna.

Una pubblicazione che accompagna la mostra di palazzo Malcanton Marcorà, ma che sembra inaugurare la stagione filologica dedicata a Gino Belloni, in arte professore.