La scena degli applausi durante il Congresso nazionale del Sap con una plateale standing ovation dei delegati sindacali ai loro colleghi coinvolti nella drammatica uccisione del giovane Federico Aldrovandi, non è che un remake. Un anno prima, il 26 febbraio 2013, al termine dell’udienza che condanna il poliziotto Enzo Pontani (uno dei quattro) a tre anni e mezzo per l’eccesso colposo nell’omicidio di Aldrovandi, gli agenti del Sap tra cui il segretario Gianni Tonelli applaudono lungamente il loro collega tra ali di avvocati, magistrati e passanti. Per quanto eclatante, l’iniziativa del Sap non suggerirà alcun tipo di reazione al questore di Bologna Vincenzo Stingone, da sempre considerato molto vicino ai sindacati di polizia che a Bologna più che altrove paiono distinguersi per rapporti di reciprocità, sovente molto confusi. L’unico a stigmatizzare il fattaccio fu il presidente del Tribunale di Bologna.
A Rimini invece, durante il congresso del Sap, lo Stato ha i nomi del capo della polizia, prefetto Pansa, del suo vice Matteo Piantedosi, del questore di Bologna Vincenzo Stingone, degli onorevoli Laura Comi, Ignazio La Russa, Filippo Saltamartini (già segretario generale del Sap) e del vice presidente del Senato Maurizio Gasparri. Un parterre ricco di figure istituzionali tutte convenute da Roma e dalla vicina Bologna per assistere ai lavori del sindacato. Una consuetudine del Sindacato autonomo di polizia, quella di scambiarsi visite di cortesia con la politica del centrodestra, come testimoniato nel passato dalla presenza costante alle convention di Mirabello, prima tenute da Alleanza Nazionale poi da Fli.
E anche Gianni Tonelli ha un curriculum d’eccezione: una carriera sindacale fulminante. Da sempre in distacco sindacale, a Bologna, senza mai aver prestato un solo giorno di servizio attivo nella polizia di Stato. Una carriera partita dal basso, sempre nel “collegio elettorale” di Bologna, serbatoio di consensi del Sap, fucina di rapporti con la politica che conta e anche di stagioni difficili che meritano di essere raccontate. Una storia sindacale che attraversa indenne i marosi del drammatico periodo della Uno Bianca. Tonelli in quel periodo ha già intrapreso la sua scalata ai posti chiave del sindacato, è già vice segretario provinciale del Sap quando rimane coinvolto in una inchiesta nata da una delle tante “rivelazioni” contenute nella relazione dell’ ex numero due della polizia, Achille Serra, inviato a Bologna per dirigere una commissione d’inchiesta seguita agli arresti dei poliziotti-killer della Uno bianca. Tra questi, accanto al nome dei fratelli Savi, spicca anche quello di Moreno Occhipinti. È un colpo al cuore del sindacato: Occhipinti è un dirigente del Sap di Bologna insieme a Tonelli e a Gianni Pollastri, quest’ultimo a lungo vice segretario provinciale del Sap poi trasmigrato nella sigla Ugl.
Il resoconto di Serra è impietoso. Il Sap attraverso i suoi dirigenti dell’epoca avrebbe utilizzato una schedina di alloggio di un motel depositata in questura su cui era annotato il nome del questore Ummarino e di una sua compagna occasionale. Il documento sarebbe stato utilizzato per fare pressioni sui vertici della questura e trarre vantaggi durante le trattative sindacali, facendo pesare la conoscenza di quella permanenza galeotta del questore in un motel. Ma oltre l’episodio, senza giri di parole, Serra evidenziò un sistema di “cogestione” con il Sap, resa possibile anche perché esisteva «una acquiescenza ad una politica sindacale che ha finito per interferire a tutto campo nell’attività degli uffici… ciò è stato reso possibile dalla rinuncia a esercitare le proprie funzioni da parte di chi aveva responsabilità di vertice».
La relazione Serra appare un documento ancora straordinariamente attuale in una questura dove sembra impossibile modificare vecchie abitudini e rinnovare l’ambiente. Intanto il sindacato si è adeguato ai meccanismi della politica generando una vera e propria fabbrica del consenso utile a mantenere un vero e proprio “collegio elettorale” in seno alla polizia di Stato.
A Bologna e non solo il sindacato gestisce una macchina del consenso che garantisce alleanze e vicendevole appoggio a politici locali e nazionali. Per funzionare, la macchina organizzativa sindacale ha bisogno di una campagna tesseramenti di massa e di una propaganda serrata nei reparti mobili della polizia luoghi naturalmente consacrati al cameratismo.
Il convegno di Rimini è la rappresentazione ideale di questo microcosmo: ai politici nazionali presenti si unisce il capo della polizia Pansa e una parte delle rappresentanze romano – bolognesi nella persona del vice Piantedosi (genero di un importante e ancora influente ex capo dei servizi bolognese) e del questore di Bologna Stingone. Queste ultime figure rappresentano idealmente il vincolo che lega il territorio di Bologna al neo eletto segretario generale e al suo mondo.
Oggi l’ultima frontiera del Sindacato autonomo di polizia di Bologna si chiama Spy pen, uno strumento di videoripresa applicato su una comune biro. Per Tonelli questa dotazione consentirà agli agenti – iscritti al Sap di poter registrare i propri interventi operativi per non incorrere in inconvenienti con la giustizia escludendo così il rischio di essere condannati «ingiustamente».
Se si pensa ai rigori della normativa sulla privacy, la trovata di Tonelli pare essere un azzardo sensazionale ma non per i vertici della polizia locali e nazionali. La procura di Bologna vigila non senza preoccupazioni su questa iniziativa.
Il clima non promette nulla di buono e la scelta di non promuovere nessun investimento sulla formazione, nel silenzio accondiscendente dei vertici della polizia, atterrisce e indigna.