Nel marzo 2010, due mesi prima dell’annuncio del primo salvataggio greco, le banche europee avevano crediti verso la Grecia pari a 134 miliardi di euro. Tra queste, le banche francesi erano le più esposte con 52 miliardi, 1,6 volte più della Germania, 11 volte più dell’Italia, 62 volte più della Spagna.

Il prestito da 110 miliardi erogato alla Grecia dal Fmi e dall’Eurozona nel maggio 2010 ha permesso ad Atene di evitare il default delle sue obbligazioni verso queste banche. In assenza di tali prestiti, la Francia sarebbe stata costretta a un massiccio piano di salvataggio del suo sistema bancario. In questo modo, invece, le banche francesi sono state in grado di eliminare virtualmente la propria esposizione verso la Grecia e di condividerla all’interno di tutta l’area euro.

L’impatto di questo «salvataggio nascosto» delle banche tedesche e francesi si avverte oggi, quando la Grecia è sul precipizio di un default storico.

Mentre nel marzo 2010 circa il 40% del totale dei prestiti europei per la Grecia è finito alle banche francesi, oggi lo è solo per lo 0,6%. I governi infatti hanno riempito la voragine nei conti non in proporzione all’esposizione bancaria del 2010 ma in proporzione alle proprie quote nella Bce, che nel caso della Francia è solo del 20% (e non del 40%, ndr). Di conseguenza, la Francia è effettivamente riuscita a ridurre la sua esposizione netta totale (banche e stato) verso la Grecia di 8 miliardi di euro.

Al contrario l’Italia, che nel 2010 praticamente non aveva nessuna esposizione verso la Grecia, oggi è esposta in modo massiccio: 39 miliardi di euro. Idem la Spagna che da un rischio zero è schizzata ai 25 miliardi di euro di oggi.

In breve, la Francia è riuscita a utilizzare il salvataggio greco per scaricare 8 miliardi di debito spazzatura sui propri vicini e caricarli con decine di miliardi di debito in più che avrebbero potuto evitare se la Grecia fosse finita in default nel 2010. Il risultato è che Italia e Spagna sono molto più vicine alla crisi finanziaria oggi di quanto dovrebbero essere.

* Benn Steil è senior fellow e director of international economics al Council on Foreign Relations di New York (www.on.cfr.org)