«Graffiti is the Twitter of the streets»! Per Stephen King, cui spetta la paternità di questo slogan concepito in un cinguettio di qualche anno fa, graffiti e tweet sono fatti della stessa sostanza. L’inciso dello scrittore statunitense evidenzia le similitudini tra i linguaggi della cultura di strada e la società di Rete. Graffiti e tweet si esprimono in caratteri, nascono da una necessità di comunicare e possono essere spontanei e immediati. Sono uguali nella sostanza ma differenti nella forma. Un graffito, contrariamente a un tweet, è un’espressione artistica cifrata in più tecniche, che offre all’artista la possibilità di pronunciarsi su più tematiche, percepirsi come soggetto e performer.

OLTRE A CIÒ che i graffiti rappresentano e che realmente sono, mostrano un livello ideologico e politico che si riproduce nel processo di costruzione del significato, riposa nella relazione tra i segni e connota l’arte murale che ha senso all’interno di una precisa logica. I muri di ogni tipo somatizzano miti e ospitano memorials, che ci restituiscono democraticamente volti e busti di chi non c’è più. Inoltre, Writing e Street Art sono anche pensati per rigenerare le periferie degradate: la costruzione di immagini è il primo passo verso la qualifica estetica di un territorio.

A PROPOSITO di Graffiti Writing, il libro illustrato di Giovanni Candida – aka WallsofMilano – e Clara Amodeo – storica dell’arte, dal titolo Il salto e il burrone (Meltemi, pp. 128, euro 20), è un racconto di arte urbana, in cui gli autori ripercorrono gli ultimi quindici anni di luoghi e storie di Milano attraverso questa polimorfe forma di comunicazione, che invade lo spazio pubblico e apre a riflessioni più profonde su chi ha il diritto di occupare, e a chi invece viene negato, lo spazio visuale delle città. Negli otto capitoli che compongono il libro, tutti preceduti da un cappelletto introduttivo che spiega le origini dei murali, ciò che c’è dietro e introduce la poetica fotografica di WallsofMilano, il lettore può rivivere pratiche diffuse di graffitismo: narrazioni che forniscono uno spaccato di vita artistica, con al centro i muri che perimetrano i quartieri e delimitano le strade cittadine.

IL LIBRO È UNA CARTOGRAFIA storico-artistica che mostra come, dal 2006, la street art e il graffiti writing milanese hanno subito trasformazioni, spesso soggette a contingenti schizofrenie della politica. Gli artisti immortalati e i pezzi di Urban Art raffigurati evocano un legame tra il fotografo, la città meneghina e l’arte in genere. Le collocazioni urbane dei «pezzi» impressi sono varie: dagli spazi occupati alle gallerie d’arte fino alle jam. Tutti questi interventi artistici vivono all’interno di un circuito relazionale, celebrano momenti di convivialità, ingegno, militanza, si mostrano sensibili al recupero di luoghi di fruizione cittadina, esaltando il principio dissacrante dell’arte.