Come tutte le questioni che riguardano la maggioranza, fare previsioni è assai azzardato. Per questo desta effetto l’ottimismo profuso dalla ministra Nunzia Catalfo al riugardo di un accordo fra i partiti che sostengono il governo Conte due sul salario minimo. Alla fine del vertice serale di lunedì sera la ministra del M5s ha dichiarato: «Siamo vicini ad un accordo». Il compromesso fra i partiti prevederebbe do dare «validità erga omnes alla parte salariale dei contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente rappresentativi e al contempo definendo un parametro certo e oggettivo sotto al quale la paga oraria minima non potrà scendere». La novità starebbe proprio qui: se nella proposta iniziale del 2018 il M5s fissava a 9 euro lordi il minimo salariale orario, ora la ministra ha presentato un nuovo disegno di legge che fa riferimento «al 70% del valore mediano delle retribuzioni” previste dai contratti più rappresentativi. La cifra si attesterebbe tra i 7,50 e gli 8 euro, in linea con i maggiori Paesi Ue: solo la Germania ha un minimo orario sopra i 9 euro. L’importo comunque andrebbe definito in prima attuazione con un decreto ministeriale, mentre una commissione presso il ministero del Lavoro dovrebbe stabilire quali contratti nazionali prendere come riferimento.
L’accordo ieri è stato smentito da molti esponenti della maggioranza stessa che comunque professano ottimismo. Se Nannicini (Pd) e Parente (Iv) si dicono dubbiosi, Francesco Laforgia (Leu) pur riconoscendo «l’importanza della contrattazione sindacale», parla di «rivoluzione che questa maggioranza deve avere l’ambizione di realizzare, rinunciare ad una soglia alta sarebbe una sconfitta per tutti». Chi invece continua a dirsi contrario allo strumento stesso del salario minimo sono Confindustria e parte dei sindacati.
«Il salario minimo è quello identificato dai contratti nazionali di categoria, qualsiasi cifra o percentuale al ribasso penalizzerà migliaia e migliaia di lavoratori», ribadisce la segretaria generale Cisl Annamaria Furlan: «Discutiamo di chi non ha copertura, ma mettere a rischio la contrattazione per milioni di persone allargherebbe il problema, non lo risolverebbe». Se la Cgil dà molta importanza alle voci correlate al salario, la Uil ha una posizione intermedia. Domani è previsto un nuovo incontro per definire la proposta del governo.