Mancava un elemento in comune tra la nuova legge elettorale «Rosatellum» e la precedente «Italicum» bocciata dalla Consulta, ma la lacuna sarà presto colmata. Anche questa volta, infatti, l’esame di una legge così importante sarà interrotto in commissione per proseguire in aula senza relatore e senza la possibilità di esaminare tutti gli emendamenti. Una procedura in apparente contrasto con quello che prevede la Costituzione, e cioè che per le leggi elettorali è sempre adottata la procedura normale di esame e approvazione. «Anomala» è anche la fiducia, che è servita per l’Italicum alla camera nel 2015, mentre per il Rosatellum è stata chiesta alla camera e sarà chiesta di nuovo la prossima settimana al senato. Malgrado le proteste delle opposizioni – almeno quelle (M5S, Mdp e Sinistra italiana) che non partecipano al patto sulla nuova legge – anche a palazzo Madama si bruceranno tempi e procedure.

I grillini hanno presidiato al senato la sala della conferenza dei capigruppo, chiedendo con tanto di cartelli (sventolati anche in aula) di anteporre la legge sui vitalizi alla legge elettorale. I capigruppo si sono riuniti da un’altra parte, nell’ufficio del presidente Grasso. Sinistra italiana ha chiesto di cominciare dallo Ius soli (i grillini non lo voterebbero) e dal testamento biologico. Il calendario è stato approvato a maggioranza in aula: subito il Rosatellum.
Tutti insieme, Pd, Ap, Forza Italia e Lega possono contare su un margine molto ampio, oltre i due terzi. Assai più ristretto quello della sola maggioranza, l’unica in teoria a dover votare la fiducia. Da quando proprio la legge elettorale ha spinto Mdp all’opposizione, Pd, Ap e autonomisti non raggiungono la maggioranza assoluta e hanno bisogno dei verdiniani. Che ci saranno, malgrado la decisione di spedire sul binario morto (alla camera) il disegno di legge Falanga di sanatoria degli abusi edilizi abbia prodotto un contraccolpo, limitato al solo senatore Falanga. In ogni caso Forza Italia riuscirà ad appoggiare il Rosatellum anche con la fiducia, ha spiegato il capogruppo Romani: «Troveremo il modo di manifestare il nostro parere favorevole e agevolare l’approvazione». Possibili due strade: o la partecipazione al voto di fiducia votando no, perché quello che importa è scongiurare il rischio di mancanza del numero legale, oppure più probabilmente la richiesta di congedi e missioni in numero sufficiente ad abbassare il quorum.

La conferenza dei capigruppo ha concesso tre giorni di lavoro alla commissione affari costituzionali, dove la legge arrivata dalla camera è stata presa in cura dal presidente Torrisi. Una serale ieri, una notturna oggi (con un paio d’ore durante la giornata durante le sospensioni dell’aula) e un’altra seduta domani dedicata però all’audizione dei costituzionalisti. Venerdì termine per gli emendamenti, che saranno votati lunedì prossimo nel pomeriggio. Si può essere certi che non ci sarà il tempo di esaminarli tutti, visto che il senato ha già deciso in ossequio alle richieste del capogruppo Pd Zanda che la legge deve andare in aula il giorno dopo, martedì 24. E sarà di nuovo questione di fiducia perché il senso di queste forzature è uno solo: Pd e alleati vogliono che la legge venga approvata definitivamente, quindi senza alcuna modifica rispetto al testo della camera, entro la prossima settimana. Prima dell’interruzione dei lavori per il voto siciliano.
Il regolamento del senato, a differenza di quello della camera, consente pochi voti segreti, non prevede interruzioni tra il momento della richiesta della fiducia da parte del governo e i successivi voti (le fiducie saranno almeno tre, su altrettanti articoli della legge) e non richiede un voto finale nel «merito» della legge. I grillini annunciano proteste clamorose in aula e fuori (e il governo nel timore della propaganda elettorale ha annunciato che la legge sui vitalizi, a forte rischio incostituzionalità, si farà comunque).
L’ex presidente della Repubblica Napolitano che ha pesanti critiche sulla fiducia e osservazioni nel merito della legge potrebbe intervenire già in commissione. O in aula nel corso del dibattito sulla fiducia, in questo caso in dissenso dal suo gruppo, le autonomie, che con Svp partecipa al patto sul Rosatellum.