Scontro di titani della giustizia quello tra Alfonso Bonafede e Nino Di Matteo, e senza nessuna ironia, trattandosi del ministro della giustizia e di un componente del Csm, nonché scontro abbastanza strano all’interno del campo politico del movimento grillino, data la notoria tifoseria di quest’ultimo per il magistrato adottato come simbolo dell’antimafia.

La diatriba è nota e non vale la pena ripercorrerla per intero se non per un punto cruciale che, se vero, dovrebbe portare alle dimissioni di Bonafede e se farlocco alle dimissioni di Di Matteo dal Csm: l’avere il ministro scartato l’incarico di Di Matteo come capo del Dap, Direzione degli affari penitenziari, per accertati malumori per una tale nomina dei boss mafiosi detenuti. Bonafede nega decisamente, Di Matteo insiste nella sua versione dei fatti: chi ha ragione?

L’offerta iniziale del ministro a Di Matteo sarebbe stata duplice, o il Dap o la Direzione degli affari penali del ministero. Questa opzione, detto per inciso, non deporrebbe troppo a favore della competenza di Bonafede nella organizzazione del suo dicastero, dato che le due cariche sono sostanzialmente diverse, richiedono diverse attitudini e non sembra logico offrirle alla stessa persona. Bene dunque avrebbe fatto Di Matteo a scegliere il Dap, più consono alla sua storia professionale e proprio in ragione della stessa non avrebbe avuto il placet dei boss mafiosi e a tale opposizione il ministro si sarebbe piegato.

Il nodo va sciolto perché, come detto, l’accusa è grave e ha pesanti implicazioni istituzionali, specie dopo la nomina di Dino Petralia alla direzione del Dap. A lume di naso e conoscendo Petralia e la sua storia professionale, sono certo che nel cambio i boss non abbiano fatto un buon affare, e allora?

Bisogna chiarire, altrimenti potrebbe aprirsi un nuovo capitolo del romanzone “trattativa stato mafia”, altamente dannoso per lo stato e nel quale questa volta Di Matteo si troverebbe a contrastare nientemeno che un componente dello schieramento che lo sosteneva nell’originaria inchiesta ora in corso di dibattimento.

Fuori Bonafede dal ministero o fuori Di Matteo dal Csm? Siamo in Italia e, comunque vada a finire, rimarranno entrambi ai loro posti.