Il principio di continuità, sacra garanzia di coerenza narrativa nella lunga tradizione DC Comics, sembra essere sempre più un optional da adattare alle diverse esigenze produttive e commerciali.
Intendiamoci, dall’età d’oro dei primi Superman, Batman e Wonder Woman fino alla fine del Novecento di cambiamenti ce ne sono stati eccome. Artifici finzionali per rendere plausibile ogni mutazione di ambientazione, ingresso di nuovi personaggi, recupero di vecchi, ristilizazione degli stessi e modifica spazio-temporale si sono sempre usati. Si pensi alle storie imperniate su «origini segrete», alle Terre parallele, al multiverso, ai viaggi nel tempo di Superman e soprattutto di Flash con le annesse speculazioni sulla possibilità di cambiare o meno la Storia. E le crisi sulle varie Terre e su quelle infinite, occasioni epocali per fare pulizia e rifondare collocazioni, relazioni, far sparire qualcuno e apparire qualcun altro. Cambiamenti anche radicali, ma nella continuità, che permettevano di stare al passo con i tempi e assecondare i favori delle nuove generazioni di lettori senza perdere quelle di sempre, detentori della memoria storica.

Poi con l’autorevolezza del graphic novel qualcuno ha cominciato a legittimarsi di reinterpretare personaggi in piena autonomia per storie lunghe autoconclusive, non necssariamente legate e conseguenti all’impianto stabilito precedentemente. Tentazioni del genere prima dovevano comunque giustificarsi, in Superman per esempio, con la premessa di essere «una storia immaginaria».
Allora l’uomo di Krypton poteva sposare Lois Lane o invertire i ruoli con Lex Luthor e così via, tanto alla fine di queste «storie immaginarie» tutto tornava a posto, come al risveglio da un sogno. Poi però la libertà interpretativa ha preso la mano con le diverse origini di Joker a seconda degli autori, la formazione orientale di Batman, il passato oscuro e le frequentazioni in Russia di Green Arrow, l’ampliamento del parco di Lanterne Verdi nello spazio e di Flash nel tempo. Grande confusione e situazione eccellente soprattutto per i piani quinquennali di lungometraggi e le serie tv multistagionali intrise di ritocchi e variazioni gender –Gotham, Arrow, Flash, Legends of Tomorrow, Supergirl– mirati a giovani fans di supereroi di cui non hanno mai letto i fumetti di origine.

Largo quindi alle opere autoconclusive per giovani adulti millenials di cui Wonder Woman. Warbringer (Il Castoro, 200 pp., euro 15,50) è l’esempio più recente arrivato in Italia. Se si decide di stare al gioco, questa scritta da Leigh Bardugo può essere una piacevole lettura di formazione con protagoniste due ragazze straordinarie aventi alle spalle retaggi diversi ma, alla fine, convergenti.

A Themyscira, isola delle amazzoni, appartiene Diana, principessa adolescente bramosa di affermarsi e dimostrarsi all’altezza, ma percorsa anche da inquietudini giovanili e voglia di spaziare, anche a dispetto delle regole e leggi divine. Il destino la porta, contro ogni prescrizione superiore, a salvare da naufragio Alia Keralis, newyorkese mortale che, in quanto tale, non può accedere all’isola, pena il disastro per i suoi abitanti.

Quindi dopo un’impossibile ambientazione sull’isola ellenica, la futura Wonder Woman e la sua protetta afroamericana con sangue greco raggiungono avventurosamente il Nuovo Mondo, accolte come ogni immigrante arrivato via mare dalla gigantesca «amazzone» della libertà. Qui le strategie necessarie per la sopravvivenza quotidiana e l’integrazione sono ben altre che Diana, con effetti anche comici, apprende da neofita. Impara così che i fiumi possono essere inquinati, che il salto del tornello è pratica diffusa in metropolitana, che l’altra metà maschile è più sfaccettata e non tutta da evitare, che la linea fra legalità e illegalità non è sempre così netta.

Scopre soprattutto che la sua nuova amica americana è una warbringer, portatrice di guerra e distruzione, discendente di Elena di Troia. Pace e guerra sono nelle mani e nelle esistenze delle due giovani, ambedue con radici mitiche nell’antica Grecia. E un’altra origine è fissata, per ora.