I movimenti per il diritto alla casa sono stati sgomberati nella notte di ieri da un gigantesco palazzo vuoto dell’istituto previdenziale degli ingegneri e degli architetti Inarcassa nel quartiere Ostiense a Roma che avevano occupato solo poche ore prima. Più di 300 attivisti erano saliti sul tetto, mentre le forze dell’ordine in tenuta antisommossa e scortate dalle camionette hanno circondato lo stabile. Più tardi la celere è salita sul tetto. Si parla anche di feriti.

L’occupazione, dicono i Blocchi precari metropolitani, è stata «la risposta dei movimenti al piano assistenziale alternativo, a sfratti e sgomberi» in corso anche sotto la giunta Raggi. L’assessore all’Urbanistica e alle Infrastrutture Paolo Berdini ha visitato l’occupazione in via Silvio D’Amico chiedendo di abbandonare l’occupazione in vista di un incontro interistituzionale sul tema della casa previsto giovedì prossimo. L’obiettivo è individuare una soluzione per le persone coinvolte nell’occupazione «e anche la possibilità di accogliere temporaneamente le famiglie sgomberate in immobili pubblici».

L’occupazione è avvenuta poche settimane dopo il drammatico sgombero con feriti e arresti dell’occupazione della tenuta dell’ordine dei Monfortani, in via Prenestina 1391, occupata all’inizio del Giubileo da 70 famiglie. Oltre all’emergenza abitativa, l’azione voleva denunciare l’uso del patrimonio accumulato nel tempo attraverso i contributi dei liberi professionisti iscritti all’Inarcassa. “Questo ente non solo ha diverse proprietà immobiliari vuote ma ha vessato non poco gli inquilini residenti negli alloggi che gli appartengono sia con affitti lunari che con prezzi di vendita esorbitanti, minacciandoli di sfratto qualora non avessero accettato questi veri e propri ricatti” sostiene il movimento.

Il ritorno all’occupazione in una città ridotta a un deserto è stato inteso come una reazione alla decisione del Comune di reiterare il bonus casa per chi ancora vive nei Centri di assistenza alloggiativa temporanea ed è in possesso dei requisiti richiesti, di sgomberare coloro che occupano per necessità un alloggio popolare e di combattere le cosiddette occupazioni abusive.La decisione è in continuità con delibera 50 adottata dal commissario prefettizio Tronca, che ha gestito la Capitale dopo il disastro Marino, che prevede tra l’altro anche una serie di sgomberi. Tutto fermo sul fronte della Regione Lazio che aveva pur sempre adottato una delibera sull’emergenza casa e stanziato 200 milioni di euro già dal 2014. Un primo, ma insufficiente, passo verso una programmazione delle politiche abitative. Nulla si muove anche sulla battaglia, ormai storica, dei movimenti per il diritto all’abitare contro l’articolo 5 del cosiddetto “piano Lupi”, che prevede il taglio delle utenze agli stabili occupati. Sono solo alcune delle emergenze legate al dramma della casa a Roma mentre la giunta Raggi continua nel suo tran tran di immobilità quotidiana.

“Continua così la nostra campagna per il diritto all’abitare e la segnalazione del patrimonio privato e pubblico utilizzabile per far fronte ad un’emergenza dimostrata anche dalla morosità in aumento tra coloro che non ce la fanno più a sostenere un mutuo: almeno 37mila famiglie hanno chiesto la sospensione del pagamento delle rate negli ultimi 6 anni. La questione è seria e va affrontata seriamente. Fino a quando questo non avverrà continueremo con queste iniziative di denuncia e di riappropriazione» si legge in una nota diffusa dal movimento.