La paura adesso è che qualche lupo solitario possa colpire anche in Italia. Segnali di possibili e imminenti pericoli non ci sarebbero ma è chiaro che la strage compiuta ieri a Parigi da tre terroristi nella redazione del settimanale Charlie Hebdo potrebbe adesso di far scattare un effetto emulazione anche nel nostro Paese. Per questo già da ieri è stato ulteriormente rafforzato il livello di guardia, già alto in occasione delle feste. E i possibili pericoli sono stati oggetto della riunione del Casa, il comitato strategico antiterrorismo convocato nel pomeriggio al Viminale dal ministro Alfano. Tra le decisioni prese c’è l’immediato rafforzamento delle misure di protezione attorno a tutti gli obiettivi sensibili, come ambasciate, porti, aeroporti, stazioni e, in modo particolare, nelle sedi diplomatiche, commerciali e religiose francesi, americane e ebraiche. «Abbiamo un livello di allerta elevatissimo, benché non ci sia nessuna traccia concreta di eventuali attentati», ha confermato ieri sera Alfano.

I rischi maggiori potrebbero arrivare proprio dai cosiddetti lupi solitari, cani sciolti che da soli o riuniti in piccoli e improvvisati gruppi di fuoco potrebbero decidere di entrare in azione. Del resto in un video diffuso lo scorso mese di novembre l’Isis si era rivolto proprio a loro, ai lupi solitari presenti in territorio francese chiedendogli di colpire per punire Parigi per la partecipazione ai raid aerei in Siria e Iraq. E non a caso neanche un mese fa, il 17 dicembre, parlando davanti ai membri del Copasir il direttore dell’Aise Alberto Menenti aveva lanciato l’allarme sottolineando proprio la possibilità che singoli soggetti dedicati alla Jihad possano compiere attentati. Terroristi isolati, ma più pericolosi proprio per la difficoltà di individuarli e tenerli sotto controllo in quanto privi di un’organizzazione di riferimento. Al contrario di quanto accade con i «foreign fighters», i cittadini italiani o stranieri che tornano nel nostro paese dopo aver combattuto in Siria o Iraq. In Italia sarebbero non più di una quarantina, tutti regolarmente monitorati dai nostri 007.

Senza creare inutili allarmismi, sarebbe comunque un errore sottovalutare i rischi, anche di imitazione, che la strage di Parigi potrebbe generare. Gli attentati compiuti nelle scorse settimane in Australia e Canada avevano già portato a un verifica e un aggiornamento di tutto l’apparato di sorveglianza. Anche perché non è certo un mistero che l’Italia, e Roma in particolare come simbolo della cristianità, sia stata indicata come possibile obiettivo da colpire. «Siamo parte di un’area del mondo destinataria di bersagli. Non possiamo sottovalutare nessun elemento», ha ripetuto anche ieri Alfano.

Martedì prossimo il sottosegretario con delega ai servizi segreti Marco Minniti riferirà al Copasir sull’attentato alla redazione di Charlie Hebdo e sui presunti rischi per l’Italia. Nel frattempo il governo accelera per arrivare al più presto all’approvazione di un disegno di legge messo a punto dal Viminale e che contiene nuove norme per fermare i foreign fighters. L’obiettivo è quello di limitare la libertà di movimento attaverso il ritiro del passaporto o del documento valido per l’espatrio, di quanti si arruolano nelle fila jihadiste, ma anche di perseguirli una volta rientrati in patria. Una possibilità resa concreta estendendo il reato di terrorismo internazionale, oggi previsto solo per quanti commettono un reato in Italia, anche a chi torna nel nostro Paese dopo aver combattuto in Siria e Iraq. I foreign fighters verranno inoltre sottoposti alle stesse misure di controllo previste oggi per i mafiosi. E anche l’Europa prepara un giro di vite. L’alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha annuciato che il terrorismo sarà all’ordine del giorno della prossima riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione europea.