Scriveva Simone Weil che a sostenere gli umani è il sentimento della realtà mentre il dolore è un suo indebolimento, una cattiva de/creazione a livello dell’immaginazione, mentre la gioia lo accresce: c’è aderenza tra realtà e sentimento.

Per Samuele Editore esce la raccolta poetica La manutenzione dei sentimenti (pp. 101, euro11,00), di Gabriella Musetti. Meglio chiarire subito: sentimento e sentimentalismo non sono la stessa cosa, anzi, proprio l’autenticità dell’uno in genere scongiura l’altro. Eppure attraverso le epoche un canone sempre un po’ scricchiolante ha spinto ai margini non poche poetesse proprio in nome di questo tabù, senza tuttavia scoperchiare il tabù. Per restare nei pressi, la poesia del Novecento ha dato prova di grandiose figure femminili capaci di fondere la propria visione del mondo in una dimensione estranea all’opposizione tra ragione e sentimento. Un’indicazione che vale per tutte?

Ragion poetica l’ha chiamata Maria Zambrano, accendendo così una luce su un modo di scrivere preciso, non neutro, e non ossessionato dall’assoluto: i sentimenti messi alle porte sono rientrati in poesia come aspetti della realtà, nostro limite e nostro orizzonte insieme. La raccolta poetica di Gabriella Musetti ci ricorda questo impegno nei confronti del sentimento del reale. Lievi o contundenti come gli oggetti i sentimenti ci salvano e ci dannano anche in letteratura, ci richiedono una continua manutenzione. Rossella Tempesta nell’introduzione delinea un vivo ritratto dell’autrice: una partigiana del femminismo, una intellettuale, un’insegnante. Ed evidenzia un aspetto fondamentale della sua poetica nell’ abilità d’intrecciare temi filosofici senza filosofeggiare.

In questa Manutenzione dei sentimenti non c’è storia individuale, c’è mondo. Sì, il tono confessional tanto estraneo a un criterio imperante ha una sua controstoria e ha segnato il Novecento di voci indelebili: Sylvia Plath, Amelia Rosselli, Anne Sexton. Secondo il loro insegnamento Gabriella Musetti si muove nel solco aperto da un diretto confronto col mondo, altro da sé, e lo fa a partire da sé : «la confessione pubblica di questioni private / domanda innovativa di ripensare il tempo che avanza».

Il sentimento del reale porta con sé il sublime e il terribile: la felicità, la malattia, le folle sotto la pensilina, i protocolli, i sedici scalini, il lavabo, l’invecchiare di colpo. «Lo so – per me è facile parlare / visto che sono io il tuo sostegno». Questioni private? E poi immagini di città e paesaggi fantastici: «Dal grande lago paludoso degli Argonauti si leva / la città col Ponte dei Draghi». E l’ombra d’un gatto contro un muro bianco: l’ombra sovrasta «l’animale reale».

La raccolta si snoda in cinque parti e l’ultima sezione porta il titolo Frammenti che noi siamo. A pezzi, sì, è un corpo che non sale, ma «ora facciamo costruire una doccia al piano terra». Il libro si conclude con un epilogo introdotto da alcuni versi di Emily Dickinson là dove l’infinità non è altro che l’ampiezza della casa. Gabriella Musetti chiude le pagine con una poesia scivolante in prosa, quasi uno spazio indipendente: «l’io si fa da parte, si ritrae (…) Osserva i cambiamenti, prende parte – quando vale».