La nave rigassificatrice lunga quasi 300 metri per 40 di larghezza che il governo vuol piazzare nel porto di Piombino è riuscita nell’impresa di compattare una intera città, stanca e disillusa dopo le reiterate promesse mai mantenute di rivitalizzare un polo siderurgico in rovina e assicurare una seconda strada di accesso alla città. Quasi tremila piombinesi hanno affollato la meravigliosa terrazza sul mare di piazza Bovio, e tanti altri erano su un centinaio di imbarcazioni nelle acque del golfo, per dire “No” a un rigassificatore piazzato a duecento metri dalla costa, quando l’altro impianto presente in Toscana al largo di Livorno è a 12 miglia marine, e con una interdizione alla navigazione nel raggio di tre miglia. Per elementari motivi di sicurezza.
“Ci dicono che l’Italia ha bisogno di Piombino – ha spiegato un manifestante davanti alle tante telecamere presenti – ma Piombino è da tanto che ha bisogno dell’Italia, e nessuno l’ha mai considerata”. Una posizione condivisa da tutti, che ancora ricordano il tentativo, fortunatamente abortito con la caduta del secondo governo Prodi, di trasportare con tremila viaggi via mare la colmata di Bagnoli, cioè i residui delle lavorazioni dell’ex Ilva-Italsider, in una città già satura di residui delle Acciaierie locali.
Al piccolo “Gazebo 8 giugno” montato in piazza alla sommità dell’istmo si faceva la fila per poter intervenire, mentre una delle principali animatrici della protesta, Maria Cristina Biagini, osservava: “Con la crisi siderurgica stiamo cercando una difficile riconversione grazie all’economia del mare. Un rigassificatore in porto cancellerebbe anche questa possibilità”.
Animi particolarmente esacerbati, soprattutto dopo l’incontro istituzionale di 24 ore prima nel quale il presidente regionale Eugenio Giani, nominato commissario straordinario dal governo, dopo aver discusso per ore con i sindaci di Piombino, Campiglia, San Vincenzo, Suvereto e Portoferraio ha annunciato urbi et orbi che la decisione è presa, e che che fra un anno la grande nave rigassificatrice sarà ancorata in rada.
In cambio, ha assicurato il governatore Giani, arriveranno i finanziamenti pubblici per le gigantesche bonifiche siderurgiche e per il prolungamento fino al porto della strada 398. Finanziamenti peraltro promessi da almeno 15 anni con almeno una decina di accordi di programma, poi sempre disattesi. Per questo i sindaci, a partire da quello piombinese Ferrari, hanno ribadito la loro contrarietà: “Il nostro ‘no´ al rigassificatore a Piombino è un no convinto, non è dettato da un vezzo o da egoismi, ma da un’infinità di ragioni oggettive che ci fanno dire che sarebbe una scelta sciagurata. Ieri abbiamo preso atto di una decisione già presa. Ma la piazza di stamani, che è quella che più ci rappresenta, dice no. I cittadini di Piombino continuano a dire no al rigassificatore, i cittadini della Val di Cornia e dei paesi limitrofi dicono no, i cittadini di Follonica dicono no. E con loro dicono no le istituzioni e i sindaci di questi Comuni”.