Candido è giovane e forte, fa il rider e si sistema lo zaino sulle spalle, si abbassa sui pedali e comincia a spingere con decisione. Felice che tutto vada per il meglio in quello che è il migliore dei mondi possibili. È il mondo degli auto-sfruttati e felici, delle teorie della fine del mondo che guardiamo su Netflix e che tanto prima o poi metterà fine al capitalismo, del meglio servi dell’algoritmo che il nulla di una società rappresentata immancabilmente al collasso o in un’imminente catastrofe tanto seducente, quanto politicamente neutralizzante.

COSÌ SI PRESENTA Candido, operetta morale di Guido Maria Brera con il collettivo I Diavoli (La nave di Teseo, pp. 224, euro 17,10), rifacimento parodistico del romanzo di Voltaire ambientato in una città descritta come in una storia di Ballard mescolata con 1984 di Orwell. Questo pastiche filosofico-letterario è un apologo di una delle lotte più significative, insieme a quella degli autisti di Uber, nel capitalismo delle piattaforme digitali: il riconoscimento dello status di lavoratori dipendenti che permette ad alcuni cottimisti dell’algoritmo (quelli emersi da un continente attualmente sommerso) di accedere ai diritti previsti in una società dove la cittadinanza sociale resta costruita a partire dalla subordinazione.

Lo stile è quello della parodia della filosofia di Voltaire coniugata con quella pseudo-illuministica di Facebook che parla di «comunità» e «democrazia», profila gli utenti e vende i loro dati. In questa prospettiva gli autori prospettano ironicamente una società dove si è realizzato il sogno delirante dei fondatori del Movimento5S pre-Conte, giunto ora alla sua terza incarnazione, in un mondo dove la Silicon Valley incrocia i progetti sui crediti sociali sperimentati in Cina.

CANDIDO RIUSCIRÀ a rischiarare la sua coscienza, raggiungendo un sapere che non aveva all’inizio attraverso l’amore per Cunegonda, in realtà una lavoratrice dell’algoritmo che, come nel film di Andrew Niccol S1m0ne, anima una presenza femminile in cui l’uomo proietta il suo ideale di dolce stil novo. L’esito della sua formazione politica non sembra essere destinato a rovesciare il potere perché le forze dell’ordine costituito restano soverchianti.

Sebbene la distopia non abbia la forza di farsi utopia concreta questo divertissement è l’occasione per leggere in termini marxisti la società digitale. Gli autori riattualizzano le principali conquiste della sociologia, del diritto e della filosofia critica contemporanea maturate insieme alle lotte dei «turchi meccanici» di Amazon, degli invisibili che moderano i commenti su Facebook, dei rider e dei driver.

L’IMMAGINAZIONE iperbolica di una sorveglianza globale è accompagnata dall’intento politico di dimostrare che il lavoro non è finito, gli esseri umani non sono appendici organiche dell’algoritmo e chi lavora nei sotterranei, o nelle strade, è una forza lavoro. Questo è la chiave del racconto della conversione in cui il Candido-rider passa dal migliore dei mondi possibili all’amore per la materialità del mondo. Divenire forza lavoro non significa solo adattarsi alla capacità individuale del lavoro diretto da una macchina, ma praticare la facoltà collettiva che è il motore dell’accumulazione del capitale digitale, cuore della creazione di tutti i valori, anche di quelli usati per sfruttarla. Ieri, come oggi, si tratta di trovare, insieme, una forma politica a questa forza.