«Alla luce del sole». Enrico Letta ha perso un quarto del suo governo, ma non l’intenzione di portare in parlamento la crisi aperta ieri sera da Silvio Berlusconi. È intenzionato a presentarsi dopodomani al senato, anche se l’esecutivo al quale vuole chiedere di confermare la fiducia non sta più in piedi. Alle diciotto di ieri il Cavaliere ha tirato il dado, chiedendo ai ministri del Pdl di dimettersi. Pochi minuti dopo è stato accontentato. Giusto il tempo per Alfano di avvertire Letta, poi tutto è venuto giù.

Una valanga provocata da una corsa a inseguirsi tra Pdl e Pd. Ciascuno determinato a far ricadere sull’alleato, tornato avversario, la responsabilità della crisi. Si spiega così la mossa di Letta di drammatizzare l’annuncio di dimissioni dei parlamentari Pdl e il tentativo berlusconiano di girare sul presidente del Consiglio il blocco del Consiglio dei ministri e il conseguente aumento dell’Iva.
Più che all’attacco, come aveva annunciato di voler fare, Letta venerdì ha scelto di partire in contropiede chiamando i parlamentari berlusconiani ad esprimersi sulla fiducia in aula. Mossa che avrebbe dovuto far venire a galla i dissensi nel centrodestra rispetto alla linea «estremista» del Cavaliere. Berlusconi, rientrato nel frattempo ad Arcore, ha provato a parare il colpo sfilando a Letta il governo in modo da rendere impossibile la richiesta di fiducia. Ma c’è voluta tutta la giornata per ottenere il sì di tutti i ministri, e alla fine solo l’appello pubblico alle dimissioni l’ha avuta vinta sui recalcitranti. Che hanno ottenuto almeno un comunicato nella forma dell’invito, piuttosto che della notifica di una cosa già fatta. Lo scontro nel Pdl tra l’anima governista e i tifosi della crisi non è però risolto ed è anche su questo che puntano Letta e Napolitano.

La nota con la quale Alfano, Quagliariello, Lorenzin, De Girolamo e Lupi comunicavano le loro dimissioni da ministri porta i segni di entrambe le partite in corso. Dove si legge che tra le ragioni dell’addio ci sarebbe «consentire, sin dai prossimi giorni, un più schietto confronto e una più chiara assunzione di responsabilità» traspare sia il tentativo di non apparire (troppo) irresponsabili, sia la volontà di non dare per definitivamente chiusa l’avventura.

Da Napoli, il capo dello stato ha sentito più volte il presidente del Consiglio e lo incontrerà oggi. Condividendo la necessità di arrivare a un chiarimento, anche se Napolitano con più forza di Letta continua a escludere l’eventualità delle elezioni anticipate. Il presidente del Consiglio però ha varcato il fiume, questi cinque mesi sono bastati a convincerlo dell’impossibilità di tenere Berlusconi legato alle larghe intese. Per questo ieri non ha aspettato un attimo a bollare come «folle e irresponsabile» la decisione di chiedere le dimissioni dei ministri, ai quali anzi Letta ha deciso di non addebitare alcuna responsabilità. Anzi, per la prima volta con grande nettezza, nel discorso dell’inquilino di palazzo Chigi è entrato «l’interesse personale» del Cavaliere. E nessuno spazio c’è stato per una generica disponibilità a intavolare una riforma della giustizia, come pure Alfano gli aveva chiesto con la forza della disperazione venerdì sul ring del Consiglio dei ministri.

Letta si muove come a dar ragione ai falchi del Pdl. E a quanti leggono le sue mosse anche nella luce del confronto interno al Pd, dove Matteo Renzi era riuscito nelle ultime settimane a inchiodarlo nel ruolo dell’alleato di Berlusconi. Non potrà più essere così, adesso che il Cavaliere mette «il nipote di Gianni» solo un gradino più in basso di Napolitano nella sua personale classifica dei nemici.

La nota di palazzo Chigi parla già al popolo elettore: «Gli italiani sapranno rimandare al mittente una bugia così macroscopica e un simile tentativo di totale stravolgimento della realtà». Il discorso del premier dimezzato in parlamento avrà lo stesso segno, con toni molto forti dedicati ai rischi che sta correndo il paese e alla necessità di una nuova legge elettorale. Parole buone per provare a ripartire, ma anche per correre alle urne.