Continuano in Turchia le proteste studentesche scaturite dalla nomina a capo dell’Università di Bogazici del professor Melih Bulu, voluta dal presidente Erdogan.

Le manifestazioni, avviate da studenti e accademici del prestigioso istituto di Istanbul, sono state represse dalla polizia, che a partire dal 5 gennaio ha arrestato 40 persone, una parte delle quali è stata poi rilasciata sotto ordini restrittivi, con l’accusa di violazione della legge sulle dimostrazioni e resistenza a pubblico ufficiale.

Bulu è stato nominato presidente dell’Università di Bogazici con un decreto del presidente Erdogan emesso lo scorso primo gennaio. La nomina di Bulu, che dal 2011 ricopre incarichi amministrativi presso università e istituzioni di ricerca e dal 2002 milita nel partito Akp di Erdogan, ha suscitato aspre critiche.

È percepito come un tecnocrate con competenze inadeguate a reggere un’istituzione accademica prestigiosa. Soprattutto, la sua nomina dall’alto è recepita come un’ingerenza politica nella vita di un’istituzione accademica abituata a selezionare autonomamente la sua leadership.

Scontri nel campus di Bogazici tra studenti e polizia (Foto: Ap)

Gli studenti, organizzati nella Piattaforma Bogazici, si sono mobilitati e dal 4 gennaio hanno protestato contro la nomina negli spazi del campus. «Bulu non è il nostro rettore, non vogliamo una nomina commissariata», hanno dichiarato gli studenti e invitato Bulu a dimettersi «se hai onore».

Richiesta respinta dal diretto interessato, che rifiuta l’etichetta di esterno e rivendica il suo passato alla Bogazici dove ha trascorso otto anni dei suoi studi. Bulu ha difeso il sistema di nomina dei rettori in Turchia «allineato agli standard mondiali» e giustificato l’intervento della polizia, sostenendo che la maggior parte degli arrestati non appartengono all’università.

L’appello degli studenti è stato fortemente sostenuto dagli accademici dell’università, che già il 3 gennaio avevano rilasciato una dichiarazione congiunta: «Un accademico al di fuori della comunità dell’Università di Bogazici è stato nominato rettore attraverso una pratica introdotta con la tutela militare del 1980», con riferimento al più duro dei golpe vissuti dalla Turchia.

Anche 63 graduati della Bogazici hanno rilasciato una dichiarazione congiunta contro la nomina di un rettore filogovernativo: «Un rettore nominato senza un processo democratico danneggia i valori tradizionali che Bogazici rappresenta da 150 anni».

Sostengono che per lo sviluppo scientifico e sociale sia necessario che le università non siano esposte ad alcuna pressione personale o istituzionale, né non siano utilizzate come strumento politico.

La mobilitazione degli studenti della Bogazici ha raccolto solidarietà anche in altre città turche e soprattutto nella capitale Ankara, dove si sono mosse anche le piattaforme dell’Università Tecnica del Medio Oriente di Ankara: nel 2016 avevano subito la medesima sorte con l’elezione al rettorato del professor Versan Kok, che pur arrivato secondo nelle elezioni interne aveva poi ottenuto l’incarico sempre da Erdogan. Gruppi di studenti che si stavano preparando a tenere una protesta sono stati brevemente detenuti dalla polizia.

Ma il governo non intende fare retromarcia e alza i toni. Il ministro dell’Interno Soylu, uno dei falchi dell’Akp, ha etichettati i dimostranti come terroristi militanti. Erdogan stesso ha rifiutato ogni mediazione con le rappresentanze studentesche: «Ci sono terroristi coinvolti in questa situazione che niente hanno a che fare con l’essere studente».

Le proteste hanno invece incassato il sostegno delle opposizioni. Il sindaco di Istanbul Ikrem Imamoglu ha dichiarato a mezzo stampa di essere «dalla parte della giusta lotta degli studenti e degli accademici dell’Università di Bogazici».

Ben più dura la critica di Mihtar Sancar del partito Hdp, che ha sottolineato la continuità tra i fatti della Bogazici e i commissariamenti delle municipalità Hdp, oltre alla recente legge sulla nomina di commissari in seno alle ong: «Questa è la politica prescelta per governare il paese. Questo governo non smetterà di pronunciare la parola golpe, diffama reazione sociale come un golpe. Ma tutte le sue pratiche sono la continuazione di una mentalità golpista».

Studenti e sindacati hanno già annunciato nuove manifestazioni e lotte in tutto il paese per i prossimi giorni.