Una sola parola, BLISS, beatitudine, dà il titolo alla creazione più attesa del primo programma presentato da Aterballetto al Piccolo Teatro Strehler di Milano. La firma il coreografo svedese Johan Inger, artista dalla feconda vena compositiva, direttore in passato di una compagnia di respiro internazionale quale il Cullberg Ballett di Stoccolma, all’attivo vari titoli per il Nederlands Dans Theater, nonché vincitore del Premio Benois de la Danse 2016 per la coreografia.

Con lungimiranza Cristina Bozzolini, direttrice di Aterballetto, lo aveva già invitato a Reggio nel 2013 dove fu riallestito per la compagnia Rain Dogs, quest’anno ha ottenuto una creazione. Brava.

Tutto parte da una sfida che è anche un atto di amore verso un concerto di culto, quell’improvvisazione magistrale al pianoforte che il 24 gennaio del 1975 a Colonia fece di Keith Jarrett un mito per generazioni. Inger: «La verità dello spettacolo dovrà essere scoperta attraverso il mio incontro con i danzatori e, insieme, dal nostro incontro con la musica del Köln Concert di Keith Jarrett (…), “principianti” l’uno nei confronti dell’altro e nei confronti della musica che darà voce a questo nuovo incontro».

Durata di BLISS 26’30″, sulla prima parte del concerto. Inizio nel silenzio, luci in sala ancora accese, scena a vista. In jeans e camicia, Philippe Kratz e Damiano Artale aprono le braccia, uno dietro l’altro in piedi: il primo duetto prende forma. Intanto parte il concerto, con quelle sue inconfondibili pause evocative tra le note. Guardiamo i danzatori, i primi e gli altri che si aggiungono, si è curiosi di capire come prenderanno Jarrett, quegli accordi così noti, quelle lunghe scale, quegli accenni di vocalità, la velocità fluida e trascinante del jazz, le sospensioni dell’improvvisare. Sentiamo che Inger e gli artisti di Aterballetto cercano la loro strada nella musica, come essere se stessi dentro il concerto.

Il duo iniziale si trasforma presto in altro, si formano coppie, si intrecciano quartetti, i corpi scivolano rapinosi e dinamici nelle pieghe della musica, per poi rialzarsi, correre, creare linee proprie che duettano con quelle del concerto. I danzatori, 17, si alternano fino ad essere tutti in scena. E quella sensazione di attesa che accompagna l’apertura di BLISS si trasforma in una confidenza gioiosa, quasi sensuale nella musica, un contagioso respiro comune in cui il mood del movimento dei danzatori entra nel corpo del pubblico. Grande pezzo.

In piena forma, l’Aterballetto ha presentato anche L’eco dell’acqua del trentenne Kratz, già citato danzatore della compagnia, che dal 2012 firma anche creazioni per i suoi compagni. Suggestioni goethiane per un pezzo impegnativo, segnato da linee in spirale che si chiudono e riaprono in moti volutamente instabili quanto virtuosistici su una partitura avvolgente che spazia da Federico Albanese a Jonny Greenwood. Un pezzo che conferma le potenzialità di Kratz, da stringere però nella struttura a vantaggio di una comunicazione più pregnante dell’idea ispiratrice. Kratz firma anche il vorticoso duo #hybrid con Serena Vinzio e Roberto Tedesco, mentre Eugenio Scigliano è presente con il neoromantico duo Lost Shadow per Valerio Longo e Martina Forioso sulla musica di Franz Schubert.

La compagnia italiana, il cui repertorio è sempre più variegato e rappresentativo, è alla sua quinta stagione di collaborazione con il Piccolo Teatro: allo Strehler torna dal 24 al 26, con un trittico sfaccettato per stile e confronto tra generazioni di coreografi, composto da LEGO di Giuseppe Spota, Upper East Side di Michele Di Stefano e 14’20″ di Jirí Kylián.