Nel Movimento 5 Stelle si continua a litigare dopo i non esaltanti risultati del voto alle regionali e alle comunali cui è corrisposto il festeggiamento della delegazione grillina di governo a proposito del referendum costituzionale. Tutto precipita sulla riunione congiunta dei gruppi parlamentari che si terrà oggi alle 18 a Montecitorio. L’oggetto del contendere riguarda i poteri decisionali di questa assemblea rispetto alla convocazione degli Stati generali. All’indomani del voto era trapelata l’intenzione di deputati e senatori grillini di considerarsi i soggetti promotori dell’evento nazionale che darà inizio alla nuova fase. Da qui sono emerse molte delle tensioni attorno a Vito Crimi. Il reggente non ha gradito l’atteggiamento di molti dei big, a partire da Luigi Di Maio, all’indomani del voto. Dopo la valanga di proteste, a maggior ragione, Crimi non ha alcuna intenzione di fungere da parafulmine di fronte agli eletti del M5S negli altri livelli istituzionali, dal parlamento europeo ai consigli comunali, e che pretendono di dire la loro.

«L’ASSEMBLEA parlamentare di domani, convocata da noi capigruppo, rientra nella normale attività che i gruppi svolgono in autonomia e in linea con quanto previsto dallo statuto – scandiscono Davide Crippa e Gianluca Perilli in serata, regolamento alla mano – All’ordine del giorno di domani (oggi, ndr) stati posti anche gli Stati Generali e quindi, come è normale che sia, sarà argomento di confronto. I capigruppo riporteranno al capo politico l’orientamento dell’assemblea».

MA È SEMPRE LO STATUTO del Movimento, all’articolo 7, che disciplina il ruolo del capo politico e prevede che coordini «gli eletti del M5S e, in particolare, concerti l’azione politica con i capigruppo parlamentari». Per questo, c’è la possibilità che Crimi eviti di presenziare all’incontro, dopo aver fatto di tutto perché non si svolgesse prima della scadenza elettorale. E che adempia alle prescrizioni statutarie presentando la sua relazione proprio ai presidenti di gruppo di camera e senato, eletti alla fine dello scorso anno dopo mesi di traversie interne e parecchie difficoltà di trovare una sintesi. In questo modo, la discussione eviterebbe di diventare un processo al «capo politico» pro tempore, anche se ci sarebbe il rischio della frammentazione dei luoghi di confronto, proprio in una delle sedi in cui i 5 Stelle parevano aver trovato un centro di gravità e un punto di caduta decisionale.

In questo contesto si inseriscono le parole pronunciate a Bruxelles da Beppe Grillo sul voto digitale e il ruolo di Rousseau. Dichiarazioni che suonano stonate ai tanti parlamentari grillini che ormai considerano se non archiviata fortemente ridimensionata l’influenza della piattaforma gestita da Davide Casaleggio. Al punto che, cosa che fino a poco tempo fa sarebbe suonata come blasfemia pura, circolano bozze di accordo di separazione consensuale tra Movimento 5 Stelle e Casaleggio, suffragate da emolumenti economici e ripartizione di versamenti. Secondo l’agenzia AdnKronos, Grillo ha incontrato Casaleggio ormai diversi giorni fa, proprio quando quest’ultimo aveva inviato una lettera a tutti gli iscritti alla piattaforma per lamentare la morosità di una parte dei parlamentari nel versare le quote.

A DIFFERENZA di Davide Casaleggio, Grillo ormai non nutre dubbi sullo schieramento del M5S con la maggioranza che sostiene Giuseppe Conte. Con Casaleggio, tuttavia, Grillo condivide la convinzione che non sia questo il momento di avviare discussioni sulle forme dell’organizzazione democratica. La preoccupazione del co-fondatore è che il Movimento non sia in grado di scrivere il proprio statuto da solo, pena l’implosione.