Il «Recovery plan» di Mario Draghi sarà presentato entro il 30 aprile, regioni ed enti locali dovranno trovare un coordinamento con il governo e una struttura centrale. Ilprogetto prevede una struttura di coordinamento centrale supervisiona l’attuazione del piano ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla Commissione Europea.

Accanto a questa struttura di coordinamento, agiranno una struttura di valutazione e una struttura di controllo. Le amministrazioni saranno responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme. Invieranno i loro rendiconti alla struttura di coordinamento centrale per rispondere alle richieste di pagamento alla Commissione Europea. In un incontro con le regioni ieri Draghi ha aggiunto anche che il governo intende costituire delle task force locali che aiutino le amministrazioni territoriali a migliorare la loro capacità di investimento e a semplificare le procedure.

La supervisione politica del piano sarà affidata a un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio a cui parteciperanno i ministri competenti. In questo disegno del piano nazionale di ripresa e resilienza («Pnrr») le regioni e gli enti locali avranno la responsabilità attuativa delle misure che investiranno oltre 200 miliardi di euro in sei anni. Le regioni supervisionano i progetti gestiti dagli enti locali e si assicurano che siano coerenti con le altre politiche regionali di sviluppo. Gli enti territoriali partecipano alle strutture di sorveglianza del piano e contribuiscono alla sua corretta attuazione. Sono previste inoltre le immancabili «task force» che interverranno come «supporto operativo». Il piano avrà tre priorità trasversali – «Giovani», «Parità di Genere» e «Sud» – e sei missioni: Digitalizzazione, Transizione Ecologica, Infrastrutture, Istruzione e Ricerca, Inclusione e Coesione e Salute.
Sulla digitalizzazione si punta a una diffusione capillare della fibra ottica su tutto il territorio e in particolare nel Mezzogiorno. E si punta a mettere il turbo al turismo, cercando di fare rivivere i fasti del consumo divorante delle città rilanciando l’idea della piattaformizzazione dei servizi. Slogan di riferimento è: rendere «competitivo» il settore.

Per la »transizione ecologica» si intende tutelare il territorio e le risorse idriche. SI parla di contrastare gli effetti del cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico e accelerare la ricostruzione nelle aree che hanno subito gravi eventi sismici negli ultimi decenni. Capitolo «grandi opere»: si parla di costruire ferrovie ad alta velocità verso il sud sia per merci che per passeggeri e verso il Nord Europa.

Il piano per le strade include la manutenzione di numerosi ponti, viadotti e gallerie, ad esempio sulle autostrade A24 e A25 che attraversano l’Italia da Est a Ovest. Sulla scuola si vuole potenziare l’«offerta» degli asili nidi e delle scuole materne. E per i giovani si punta all’aziendalizzazione della scuola e all’imprenditorializzazione dell’istruzione con cospicui investimenti per gli istituti di formazione professionale (Its). Nel piano è inoltre presente un importante intervento di rigenerazione dell’edilizia residenziale pubblica e sociale. «È fuori discussione che il Piano preveda assunzione – ha detto Draghi – Molti si chiedono se questo Piano sia in continuità o meno con il precedente: è certamente in continuità in alcune aree dove la discontinuità non aveva nessun motivo di esserci, ed è in forte discontinuità in altre aree».

Il Recovery Plan «sta cambiando molto, soprattutto sulla parte digitale e sulla parte verde: le richieste dei nuovi ministri sono superiori di 30 miliardi rispetto al plafond disponibile, bisognerà fare una scelta di cosa tenere fuori e decidere di finanziare con altro plafond e cosa lasciare nel piano» ha detto il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta in un webinar Sose su Covid e imprese. La Commissione Ue, ha aggiunto.

«Ravvisiamo una eccessiva frammentazione degli interventi destinati ai Comuni (infrastrutture sociali, mobilita, rigenerazione, efficientamento energetico ) e alcuni nodi non sciolti rispetto a come si governerà questa grande operazione. Chiediamo finanziamenti diretti e non intermediati» ha detto il presidente Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. m. p.