Il ministero dell’Istruzione (Miur) dovrebbe pubblicare oggi un’informativa sull’immissione in ruolo degli insegnanti. Una reazione che è giunta dopo l’allarme lanciato ieri da sindacati e studenti sul ritardo delle nomine che avrebbero dovuto essere comunicate prima di Ferragosto, com’è accaduto nel 2012.

Quest’anno il ritardo è maggiore e si rischia di tirarla per le lunghe. In settimana – rassicurano dal ministero – sarà definito il fabbisogno di posti provincia per provincia, poi ci saranno le immissioni in ruolo. I provveditorati più grandi (Milano, Roma, Napoli e Palermo) sono stati allertati. Incrociando le dita, tutto dovrebbe andare più o meno in porto. La scena che dal 31 agosto in poi si presenterà ai supplenti sarà la seguente: centinaia di precari in attesa ai provveditorati, seduti per terra, nell’afa dell’estate che resta in attesa di una «chiamata» che segue l’ordine della graduatoria stabilita per «punti». Ci sarà chi accetta e chi no, chi sceglierà il sostegno. È la giostra del precariato scolastico che gira sempre uguale, anno dopo anno.
Nel 2013 il rebus della scuola italiana sarà più complicato. È ancora aperto il cantiere delle graduatorie da cui attingere le nomine. Non tutte le regioni hanno espletato le procedure del «concorsone» giunto alle battute finali. E quindi non si sa ancora se la prima tranche degli 11.542 vincitori di cattedra (7.500 circa) inizierà a lavorare subito o ad anno scolastico iniziato. È certo però che i restanti 4 mila avranno un lavoro stabile solo tra il 2014 e il 2015. Saranno cioè vincitori di concorso senza posto in attesa che le 44 mila assunzioni annunciate dal ministro Carrozza diventino realtà. Ci sono diverse ipotesi sul piatto: le assunzioni potranno essere effettuate dagli elenchi del vecchio concorso, dalle graduatorie ad esaurimento oppure da quelle stilate in occasione del concorso.
A questo si aggiunge un’ulteriore incognita che abbiamo imparato a riconoscere a seguito della riforma Gelmini che ha tagliato le cattedre e accorpato gli istituti creando un caos tra i docenti «sovrannumerari» assunti regolarmente. In Piemonte, ad esempio, sono 504 gli «esuberi» ai quali il provveditorato dovrà trovare una cattedra. E così in tutte le altre regioni.
Ma non è finita. Perché c’è un decreto voluto dal ministro della pubblica amministrazione D’Alia (ancora da approvare e da finanziare) che prevede il passaggio delle cattedre di sostegno attivate nel 2006 in «organico di fatto» entro due anni. Questo siginifica che quest’anno dovrebbero esserci 16 mila immissioni in ruolo aggiuntive sull’insegnamento di sostegno, un settore molto delicato nella vita scolastica che influisce anche sullo scorrimento delle graduatorie ad esaurimento. Molti precari infatti sono iscritti in quelle del sostegno. Se il decreto diventasse realtà, questo significa che i provveditorati dovranno rimettere mano alle immissioni in ruolo, ritardando l’attribuzione delle supplenze e le immissioni in ruolo già decise.
Dal catalogo non si possono dimenticare i circa 12 mila vincitori del «tirocinio formativo attivo» che dopo avere superato il concorso non troveranno un posto. Stessa sorte è riservata ai 29 mila del nuovo ciclo e ai 70 mila Pas (gli insegnanti che tra il 1999 e il 2011 hanno fatto almeno tre anni di supplenze). Il loro futuro resta ignoto. Inoltre il Codacons ha annunciato un ricorso per riconoscere ai «congelati SSiss» all’inserimento nelle graduatorie. A settembre in molte classi ci saranno gli alunni, ma non gli insegnanti. Arriveranno, ma in ritardo.