Monta la polemica. E la nausea. Da una parte ci sono politici dell’opposizione che alzano il tiro contro i profughi negando loro il minimo della vita – un accoglienza dignitosa – e dall’altra politici di governo palesemente incapaci di gestire la situazione che replicano fingendo grande senso di responsabilità. Sullo sfondo lo scandalo di “Mafia Capitale”, con il tariffario per essere umano per rimpolpare le tangenti destinate ai professionisti dell’accoglienza, un’inchiesta che certo non fa guadagnare punti all’Italia in vista del vertice europeo del 25 e 26 giugno. Lì si deciderà come e se migliorare un piano di accoglienza che è già un insulto all’umanità: 27 paesi si stanno palleggiando 24 mila profughi in tutta Europa. E solo per caso il nuovo meschino affondo leghista non capita mentre ci sono altri cadaveri da ripescare nel Mediterraneo: i migranti arrivati ieri sono stati tutti salvati. Questa è l’unica buona notizia, anche se in ogni momento potrebbe accadere un disastro.

Non per questo starebbero zitti personaggi come Roberto Maroni e Matteo Salvini, soprattutto a pochi giorni dai ballottaggi per le elezioni comunali. Il primo, ancora ieri, ha minacciato il taglio dei fondi ai sindaci lombardi pronti ad accogliere nuovi “clandestini”. Che sia una pagliacciata – sono le prefetture cioè il governo a decidere dove sistemare i profughi – non conta niente. Infatti basterebbero le parole del prefetto di Milano per archiviare la polemica: “Milano attende le direttive e gli invii che il governo effettuerà secondo i criteri generali”. Invece il dibattito, odioso, è aperto. Se per il centrosinistra si tratta di una proposta irrealizzabile e irresponsabile, per la destra è una buona occasione per ricompattarsi all’insegna del più miserabile razzismo. I presidenti delle tre regioni governate dal centrodestra (Lombardia, Liguria e Veneto) affondano i colpi ritenendosi titolari di un discorso che paga sempre. Ma anche la presidente della Regione Friuli, Serracchiani (Pd), ha espresso più o meno il medesimo concetto nei confronti dei migranti: “Noi non li prendiamo, devono prenderseli loro”. Brava, se non altro perché esplicita un sentimento.

Di fronte all’arrivo di cento profughi a Genova, il neo presidente Giovanni Toti, smessa la maschera del pacioso miracolato da Arcore, promette che appena si insedierà studierà meccanismi per disincentivare i sindaci liguri ad accogliere i migranti. Luca Zaia, forte del suo Veneto a trazione leghista, giura che non ci sono comuni disposti all’accoglienza e azzarda che anche “alcune prefetture sono sulla posizione di dire no”. Se fosse preso sul serio, sarebbe un inizio di secessione (roba da carabinieri). Ma tant’è, ogni presa di posizione serve a tirare la volata al campione del razzismo pop, Matteo Salvini. La ciliegina è sua: “Se Renzi e Alfano pensano di prendere il nord come luogo di soggiorno per i clandestini hanno sbagliato tutto! Siamo pronti a bloccare le prefetture e presidiare le strutture”. La sparata come sempre funziona e purtroppo non basta la battuta dell’ex leghista Flavio Tosi a chiudere il discorso: “La smettesse di fare il fanfarone e Capitan Fracassa”.

Al di là dei soliti cori di riprovazione, il presidente del Consiglio Matteo Renzi cerca almeno di dimostrarsi all’altezza della verve degli avversari, rilanciando a sua volta. Prima con un argomento ragionevole che è sulla bocca di tutti: “La scelta di dividere i profughi in diverse regioni è una decisione di Maroni (quando era ministro, ndr) e adesso si è svegliato e dice il contrario”. Poi con un attacco che sembra una promessa (ma delle sue): “Dobbiamo dare incentivi a quei comuni che accolgono i migranti”, ha dichiarato dal G7 in Germania. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha risposto senza perdere l’aplomb: “Chi ha ruoli istituzionali deve agire con senso di responsabilità. Quando ci sono momenti difficili tutto il paese deve rispondere, coeso”. Eh già.

C’è poi una voce, tra le tante, che invoca una risposta chiamando in causa gli antirazzisti che mai riescono ad imporsi all’attenzione della pubblica opinione, nemmeno con una bagarre. Quella di don Ciotti: “Non si può ancora una volta giocare sulla pelle e sulla disperazione di tante persone. Molte parole sono di razzismo, offendono, tolgono dignità alle persone” e per questo serve “un risveglio che non lasci la parola solo alle voci che dividono, umiliano e allontanano. Alziamo la nostra voce”. Questo è il punto. Salvini &Co.fanno riferimento a un elettorato che esiste e che rischia di dilagare proprio perché aizzato da un ceto politico spregiudicato, mentre là fuori non c’è nessun altro ceto politico disposto a fare altrettanto per “lisciare il pelo” agli antirazzisti smarriti e depressi. Dice a sinistra che l’antirazzismo non paga. Forse: ma fino ad ora, c’è qualcosa che ha pagato a sinistra?