Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865),pensatore politico e filosofo, facente parte della scuola di pensiero socialista francese è famoso per un suo aforisma: ‘la proprietà è un furto’ e per la sua polemica con Karl Marx sulla ‘miseria della filosofia’.È molto meno noto per le sue posizioni negative sull’emancipazionismo femminile. Fu infatti critico acerrimo nei confronti di un diverso ruolo che non fosse quello della moglie, casalinga fedele, continuatrice della specie. Il rapporto tra donne e pornografia è sempre stato un tema caldo all’interno delle lotte femministe, soprattutto negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso.

Alcune attiviste, come Andrea Dworkin e Catharine MacKinnon, si sono schierate contro la pornografia, sostenendo che questa diffondeva l’immagine di una donna oggetto sottomessa, strumento del piacere sessuale dell’uomo e promuoveva atti di violenza contro la donna. Altre femministe, invece, sottolinearono che esercitare un potere e uno spazio all’interno della società vuol dire anche lasciare le donne libere di scegliere la tipologia di sesso, di relazioni e di fantasie sessuali, favorendo una maggiore espressione sessuale, lontana da pregiudizi.

Eppure la rivoluzione sessuale è avvenuta nel 68, è un dato di fatto. Il diritto all’aborto anche lo abbiamo conquistato nel 78. Rischiamo di perderlo? Consiglio di vedere un documentario americano che si chiama «Orgasm inc.» diretto da Liz Canner, in cui si parla dell’orgasmo femminile e della difficoltà di raggiungerlo. Tante donne non hanno mai avuto un orgasmo vaginale e forse ne avranno uno clitorideo. Gli uomini, questi sconosciuti, non sanno davvero dove sia il clitoride e come usare il corpo delle donne. Nel documentario si vede che provano a stimolare la vagina meccanicamente con delle tecnologie mediche. È sconfortante. Se lui domina o domina lei? Se lui è monogamo e lei è collezionista? Se lei è bisessuale e lui ha ansia da prestazione? In realtà sembrano essere in molti obesi e repressi. Non è il caso del «siamo tutti gender fluid e pansessuali».

Di contro penso alle donne afghane, alla loro libertà sessuale assente, ai grandi progressi che erano stati fatti negli ultimi vent’anni per le donne in Afghanistan: avevano ripreso a lavorare e a guadagnare un quarto dei seggi del parlamento. Lavoravano in televisione, nel sistema sanitario, nell’istruzione, in polizia». Ora però tutto questo è finito. Nessuno sa cosa riserva il futuro per le donne in Aghanistan, chissà se loro potranno mai dirsi liberate sessualmente. Ne dubito fortemente.