Le tensioni politiche tra stato centrale e regioni si ripercuotono anche nella gestione delle varie forze dell’ordine del paese, come gli attentati di Barcellona hanno chiaramente evidenziato.
Non è un caso, infatti, che la rivalità politica Rajoy-Puidgemont si sia trasformata negli ultimi anni in anche in una lotta sulla gestione delle risorse destinate ai Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana, al punto che negli ultimi mesi il govern aveva esplicitamente accusato l’esecutivo di Rajoy di impedire ai Mossos l’accesso agli strumenti e alle risorse necessarie alla lotta al terrorismo. Il riferimento era in particolare al veto imposto dal ministro degli interni Juan Ignacio Zoido all’assunzione di 500 nuovi agenti nonostante il corpo, secondo accordi presi con Madrid nel 2006, dovrebbe avere in organico 1.500 agenti in più.

Ma non è tutto: secondo quanto riporta El Periódico de Catalunya, la Cia aveva avvertito due mesi fa la Spagna di un possibile attacco alle Ramblas. Ciononostante il ministero degli Interni – stando a fonti del sindacato della polizia catalana – avrebbe continuato a impedire ai Mossos l’accesso (accordato poi lo scorso luglio) al Centro de Inteligencia contra el Terrorismo y el Crimen Organizado (Citco) e al Siena il Secure Information Exchange Application dell’Interpol (strumenti dei quali, da pochi mesi, può invece avvalersi la polizia basca).

Ma al di là delle ripicche politiche a scapito della sicurezza, esiste, in effetti, una sovrapposizione di competenze tra le quattro polizie autonome presenti in Spagna (i Mossos d’Esquadra, la Ertzaintza, la Policia Foral e la Policia Canaria) e i due corpi centrali, la Guardia Civil e La Policia Nacional, che a volte rende difficile la comunicazione e lo scambio di informazioni tra le varie forze dell’ordine e non aiuta a chiarire gli ambiti di intervento.

Tuttavia, secondo quanto riporta il giornale on-line Público, che cita fonti di polizia, nel caso dei recenti attentati ci sarebbe stata sì collaborazione tra le forze dell’ordine catalane e quelle centrali, ma «autonomamente, al margine della rivalità tra Puigdemont e il premier, per le operazioni di ricerca e cattura dei terroristi».
Ma come sono organizzate le forze dell’ordine in Spagna? «Oltre alla Guardia Civil (corpo militare dipendente sia dal ministero della Difesa che da quello degli Interni) e la Policia Nacional (agli ordini del solo ministero degli Interni) ci sono – spiegano fonti di polizia consultate dal manifesto – corpi regionali totalmente autonomi e altre forze di polizia con funzioni circoscritte all’ambito regionale ma dipendenti dalla Policia Nacional. Nel primo caso, che comprende i Mossos d’Esquadra in Catalogna, Ia Ertzaintza nei Paesi Baschi (le più grandi con, rispettivamente, 17mila e 8mila agenti), la Policia Foral in Navarra e la Policia Canaria, si tratta di corpi di polizia che ricoprono, nei loro ambiti territoriali di competenza, e soprattutto nelle aree urbane, gran parte delle funzioni che altrove sono competenza di Guardia Civil e della Policia Nacional, anche se – assicura – la collaborazione è massima ed efficiente. Inoltre, queste forze non dipendono dal ministero degli Interni, ma dai rispettivi governi regionali».

Si tratta di un modello organizzativo istituzionalizzato in tempi relativamente recenti, a seguito della concessione degli statuti regionali d’autonomia, ma con radici storiche più profonde. La Ertzantza, ad esempio, è stata costituita nel 1982, me è erede dell’Ertzaña che risale agli anni alla guerra civile; i Mossos, invece, risalgono storicamente addirittura al XVIII secolo, anche se sono stati rifondati e riconosciuti come corpo di polizia con competenza integrale nel 1983.