Non bastava Fabio Tuiach. Quello che sui pugni ha tatuata la faccia di Gesù (e già questo pretenderebbe un intervento psico-teologale), quello che – da bravo odiatore di semiti – voleva andare dal Papa per spiegargli che Cristo non poteva essere ebreo, quello che – dopo che un giovane gay triestino è stato mandato all’ospedale a suon di botte – ha chiesto si facesse come in tanti più sani paesi: carcere o pena di morte per i gay. Elenco infinito. I femminicidi invenzione della sinistra, le donne a casa e, durante il lockdown, sanzionate se avessero negato ai mariti i loro doveri sessuali, e, a proposito di Covid, non solo e tanto negazionista ma convinto che sia un castigo che Dio in persona ha mandato per eliminare i comunisti (cinesi) che poi, colpa la globalizzazione e soprattutto la nostra lentezza nel chiudere i confini ed estirpare i comunisti di casa, ha colpito anche poveri innocenti.

Fabio Tuiach, pugile e consigliere comunale a Trieste, eletto in quota Lega ma subito approdato ancora più a destra fino a manifestare dubbi anche su Forza Nuova perché «troppo all’acqua di rose». Attuale indipendente in consiglio comunale, continua a votare volentieri con la maggioranza di destra per cui, tutti a brontolare ma va bene così. L’anno scorso Tuiach aveva annunciato di volersi arruolare con la Legione straniera ma non ha voluto farci questa grazia e lo si può vedere ancora per le strade di Trieste davanti ai manifesti contro la «dittatura sanitaria».

Ma ecco che salta fuori un altro pugile triestino che arriva all’onore delle cronache: Michele Broili che sale sul ring sfoggiando un corpo completamente tatuato con tutti i simboli nazisti rintracciabili sul mercato. Voleva vincere il titolo italiano dei Superpiuma ma è stato battuto da un ragazzo normale, tranquillo, sicuramente più bravo e, ciliegina sulla torta, di origini marocchine.

Parecchi pensano che certi atteggiamenti non proprio equilibrati siano un derivato dei troppi pugni presi e questa ennesima polemica sembra proprio confermarlo: ben si comprende, allora, la reprimenda arrivata dalla Federazione nazionale pugilato che ha mal digerito quello che pare proprio uno spot pubblicitario contro la nobile arte.

Tutti a scuotere la testa contro questa sfrontata esibizione di simpatia per il führer. Ma non è coprendo il torace con una maglietta che la questione può dirsi conclusa o, come fece il Comune di Trieste l’anno scorso, cancellando con photoshop i tatuaggi di Broili nei manifesti che annunciavano un torneo di boxe; manifesti che, peraltro, avevano adornato autobus e muri cittadini per giorni fino alla protesta di una consigliera di Open FVG e al conseguente «emendamento». Tradotto: meglio cancellare per finta i tatuaggi che togliere davvero il patrocinio istituzionale.

Guardiamo un po’ meglio dentro questo cesto di mele marce. Broili e Tuiach frequentano la stessa palestra e la loro squadra già dal nome dovrebbe far suonare qualche campanello d’allarme: Ardita Trieste, che si scopre fondata dall’ex segretario forzanovista Denis Conte che ne è anche il tecnico-allenatore. Conte difende a spada tratta il suo pupillo e trova tardiva e sorprendente la minaccia di sanzioni da parte della Federazione pugilato: «La Fpi ci ha sempre sostenuto perché a livello sportivo ci siamo sempre comportati in modo esemplare. Michele è il prototipo dell’atleta con sveglia alle 4 del mattino e tre allenamenti quotidiani. È un esempio di grande dedizione verso lo sport per tutti i nostri quaranta giovani atleti».

Altro che poveri picchiatori picchiati, questo è un bel clan affiatato, fuorviante e grave parlare di ingenuità o ignoranza. Ah, sì, neanche a dirlo: Denis Conte, alle elezioni comunali di inizio ottobre, è candidato con Fratelli d’Italia in appoggio al sindaco uscente Dipiazza.